La liturgia delle ore

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Finestra sulla liturgia

La liturgia delle ore

La mentalità diffusa e la tradizione ecclesiale attribuiscono ai religiosi e ai ministri ordinati il compito di celebrare quotidianamente la Liturgia delle Ore. In realtà il Vaticano II ha indicato con chiarezza che questa forma così eccellente ed essenziale di preghiera non è riservata al solo clero: «La liturgia delle Ore, come tutte le altre azioni liturgiche, non è un’azione privata, ma appartiene a tutto il Corpo della Chiesa, lo manifesta e influisce in esso» (Introduzione Generale alla Liturgia delle Ore, 20). Giustamente allora il nostro Sinodo afferma: “La Liturgia delle Ore va riscoperta come preghiera del popolo di Dio mediante la quale, mentre si santificano le ore del giorno e si innalza al Padre il sacrificio della lode in unione con tutta la Chiesa, si vive il mistero di Cristo che opera la redenzione e la santificazione dell’uomo” (n. 207).

Sull’esempio di Gesù e degli Apostoli, fu la Chiesa primitiva ad organizzare la propria vita destinando tempi determinati alla preghiera comune, come, ad esempio, l’ultima ora del giorno, quando si fa sera e si accende la lucerna, oppure la prima

ora, quando la notte, al sorgere del sole, volge al termine. Questa preghiera, insieme alla celebrazione dell’Eucaristia domenicale, costituiva il duplice pilastro di tutta l’azione orante della comunità. La forte comunione personale con Cristo si esprimeva anche esternamente con una forte partecipazione alla comunione ecclesiale per cantare insieme le lodi del Signore e celebrare la sua Pasqua. Quando vi era preghiera comune, ciascuno si preoccupava di parteciparvi sentendo un obbligo morale; la non partecipazione era intesa come una «mutilazione» del corpo-comunità: «esorta il popolo a frequentare l’ecclesìa e a non mancare mai, ma a riunirsi sempre e a non diminuire la Chiesa quando non vi partecipano, rendendo così mutilato il corpo di Cristo… Non vogliate voi stessi separare il Salvatore dalle sue membra, né tagliare il suo corpo…» (Didascalia degli Apostoli, II sec.). È anche in forza di questa esperienza e convinzione ecclesiale che il Sinodo formula l’invito: “Nelle comunità dove esiste un gruppo di persone fedeli alla Messa quotidiana si premetta la celebrazione delle Lodi al mattino e del Vespro alla sera. Nelle chiese vicine alle scuole, soprattutto alle scuole medie superiori, si può istituzionalizzare la recita delle Lodi per gli studenti” (n. 208). Oltre a queste possibilità offerte da un numero sempre maggiore di comunità, ci sono anche gruppi di laici che fanno della Liturgia delle Ore la loro forma ordinaria di preghiera in continuità e in connessione con la celebrazione dell’Eucaristia. Avviene nei campiscuola dei giovani, nei Convegni con gli adulti, tra i membri di un’aggregazione ecclesiale nei loro incontri formativi e organizzativi. È quanto viene vissuto al mattino del Venerdì e del Sabato Santo, e ciò che il Capitolo dei Canonici propone quotidianamente durante l’intero Anno liturgico.

L’Introduzione Generale alla Liturgia delle Ore, poi, raccomanda «che la mente stessa si trovi in accordo con la voce mediante una celebrazione degna, attenta e fervorosa» e che «questa preghiera sia propria di ciascuno di coloro che vi prendono parte e sia parimenti fonte di pietà e di molteplice grazia divina, e nutrimento dell’orazione personale e dell’azione apostolica» (n. 19). In continuità, il nostro Sinodo afferma: “In parrocchia si studi il modo più adeguato di celebrare la Liturgia delle Ore con la partecipazione dei fedeli perché essa diventi ascolto, meditazione e canto di lode, preghiera per eccellenza in cui il dialogo dell’uomo con Dio si sviluppa nel segno della gioia e della comunione” (n. 209). Non manchi quindi una adeguata catechesi, un’attenta preparazione, un dignitoso sviluppo di questa vera e propria liturgia perché, come afferma Paolo VI nella “Laudis canticum”, ci “associ a quella che viene cantata nelle sedi celesti dai santi e dagli angeli, e accrescendosi incessantemente in perfezione nei giorni di questo terrestre esilio, muova con nuovo slancio incontro a quella lode perfetta che per tutta l’eternità è attribuita a Colui che siede sul trono e all’Agnello” (n. 8). (don Francesco Zenna)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 13 del 31 marzo 2013