Adorazione eucaristica

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Finestra sulla Liturgia

Adorazione eucaristica

Il capitolo terzo del nostro Sinodo del 1988 al n. 164 recita: “La celebrazione dell’Eucaristia, pur essendo l’espressione più grande della fede e del culto di una comunità, non deve sostituire ogni altra forma di preghiera comunitaria e non deve essere strumentalmente posta in ogni circostanza e in ogni luogo”. È un chiaro invito ad arginare una deriva piuttosto presente negli anni del post Concilio, quella di inserire la celebrazione della Messa in ogni contesto: l’apertura dell’anno scolastico, l’inaugurazione di una struttura anche civile, l’incontro periodico di un gruppo, la celebrazione di una circostanza legata a persone o istituzioni. Per questi contesti si può preparare una celebrazione comunitaria della Parola di Dio; il Benedizionale dà degli ottimi spunti al riguardo.

 

E poi, suggeriscono con forza i sinodali, va coltivato il culto eucaristico anche fuori dalla celebrazione del Sacramento: “Esso – affermano al n. 168a – alimenta lo spirito di preghiera fatta di adorazione e di lode, e matura la fede nella presenza reale di Cristo”. Ci sono comunità che fanno precedere una breve adorazione alla celebrazione della Messa. È chiaro che sarebbe molto meglio farla seguire, perché l’adorazione è più in continuità con la celebrazione dell’Eucaristia, ma è una buona prassi come quella della recita comunitaria della Liturgia delle Ore o del rosario.

“Si proponga la «visita al Santissimo» come personale incontro con il Signore, favorendola con adeguati orari di apertura delle chiese” (n. 168b). Non è certo di aiuto la consuetudine ormai diffusa di aprire la chiesa solo in concomitanza con la celebrazione della Messa; si comprendono le difficoltà della custodia, ma un coinvolgimento responsabile di alcuni laici non dovrebbe essere difficile su questo fronte.

Il Sinodo parla anche delle Quarantore, e già allora si preoccupava di tenerle distinte dalla settimana santa “già ricca di segni liturgici e di una sua pienezza di significato teologico e liturgico, per promuovere l’approfondimento e la pratica di un autentico culto eucaristico” (art. 169). Si sono sviluppate tradizioni di adorazione proposta quotidianamente, come nella chiesa di San Francesco a Chioggia, detta appunto chiesa dell’adorazione perpetua; altre chiese la propongono settimanalmente o mensilmente, magari anche per tutta una notte. Ed è significativo scoprire che anche i giovani amano questa forma di incontro con il Signore, silenziosa e molto personale. Un’indicazione precisa viene offerta anche per la Processione del “Corpus Domini”: “La processione del santissimo Corpo e Sangue di Cristo si svolga in tutte le parrocchie, adattando forme e orari in modo che tutti i fedeli ne vengano coinvolti. Dove si ritiene più opportuno si svolga a livello zonale, coinvolgendo più parrocchie” (art. 170). Dobbiamo affermare che questa indicazione è stata tenuta in considerazione e, sia pur in tempi diversi, attuata con buoni frutti. Una raccomandazione del Sinodo riguarda anche la celebrazione eucaristica nelle famiglie, che in quegli anni si teneva soprattutto presso il capezzale di qualche malato grave o in occasione del fioretto del mese di maggio ed altro. “Ha numerosi risvolti positivi, soprattutto in ordine all’evangelizzazione – afferma il n. 171 – ma nasconde molti rischi che un attento pastore deve considerare: la privatizzazione, la sciatteria, la forzatura delle coscienze”, soprattutto nella partecipazione alla comunione eucaristica. Circa il rischio della privatizzazione anche l’art. 166 dà delle indicazioni: “Si provveda a limitare l’eccessivo legame che (la Messa) ha con le «applicazioni», pronunciando solo il nome del defunto nel punto indicato dalle rubriche o nella preghiera dei fedeli; nella Messa domenicale si ometta del tutto”. Ora noi abbiamo fatto delle considerazioni pastorali ulteriori nell’ultimo corso di aggiornamento tra presbiteri, ma l’attenzione ad evitare facili accomodamenti resta viva. (don Francesco Zenna)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 10 del 10 marzo 2013