Liturgia eucaristica

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Finestra sulla liturgia

Liturgia eucaristica

È uno dei termini con cui si definisce l’intera celebrazione della Messa, ma in realtà essa si sviluppa dalla proclamazione del Prefazio alla dossologia “Per Cristo, con Cristo e in Cristo…”. Il cuore di questo momento è la consacrazione del pane e del vino verso cui tendono e da cui si dipanano tutti i riti.

Già il dialogo introduttivo al Prefazio invita alla lode e all’esultanza per le grandi opere che Dio ha compiuto nella storia, nei santi, in Maria e soprattutto nell’azione redentrice del Figlio suo, per cui si conclude con il canto del “Santo, santo, santo, Signore, Dio dell’universo…”. I gesti delle mani del presidente, il tono della voce (meglio se sostenuto dal canto), l’assemblea che si è alzata in piedi, risponde al dialogo e prorompe nell’acclamazione finale, esprimono quella tensione ideale che apre il cuore alla gioia e la mente a riconoscere la Presenza Reale che sta per attuarsi nella memoria della

Pasqua del Signore.

La liturgia Eucaristica è tutta una grande preghiera costituita da quattro strutture fondamentali a cui va dato il debito risalto con il tono della voce e con i gesti.

La prima è “l’epiclesi”, con la quale, stendendo le mani aperte sopra la patena e il calice, il sacerdote invoca il dono e la forza dello Spirito Santo perché il pane e il vino diventino il Corpo e il Sangue di Cristo. Essa si ripete, anche senza l’imposizione delle mani (si può comunque prevedere senza appesantire lo sviluppo dell’azione), sopra la comunità radunata, perché lo stesso Spirito “ci riunisca in un solo corpo”.

La seconda struttura è il “memoriale”: il racconto di quanto Gesù ha compiuto nell’Ultima Cena non si limita a suscitare il ricordo di un evento passato, ma lo rende presente facendogli assumere il tempo e lo spazio della celebrazione che, nella sua attualità, diventa tempo e spazio di salvezza per quanti vi partecipano.

Le parole che seguono la Consacrazione hanno il carattere della preghiera di offerta, di invocazione e di supplica, ma esse contengono una grande forza “mistagogica” (la terza struttura della celebrazione) perché introducono a comprendere e soprattutto a vivere direttamente, applicandolo al proprio vissuto, il mistero pasquale di morte e risurrezione del Signore. Esso ci fa confidare pienamente nella forza che viene dalla “comunione al Corpo e al Sangue di Cristo”, ci costruisce come popolo di Dio in unità con tutti fratelli sparsi nel mondo e con quelli che ci hanno preceduto nella Casa del Padre, godono della sua gloria o hanno ancora bisogno del nostro suffragio.

L’altra struttura con cui viene proposta la Preghiera Eucaristica è la “dossologia”. La apre, come abbiamo detto parlando del Prefazio, e la conclude con una confessione trinitaria piena di slancio di fede e di amore. Il presidente, assieme al diacono o ad un concelebrante, alza la patena e il calice con il Corpo e il Sangue di Cristo, canta l’elemento sintesi dell’intera esperienza liturgica e attende l’Amen solenne con il quale tutta l’assemblea si unisce nel canto di lode e nell’offerta.

Il centro di questa Liturgia eucaristica è ovviamente l’altare, che deve esprimere un doppio simbolismo, quello dell’ara per il sacrificio e quello della mensa per il banchetto. Viene richiesto, proprio per questo, un sano equilibrio tra la forma delle tovaglie, il leggio che sostiene il Messale, la posizione dei ceri e l’addobbo floreale; in ogni caso deve apparire chiaramente che l’altare non è un tavolo d’appoggio di altri elementi coreografici, fosse pure il crocifisso. Tanto più esso è sgombro e permette di vedere, nella loro centralità, le specie eucaristiche, tanto meglio risponde al suo significato di presenza, anch’esso, di Cristo “Agnello immolato” e “Pane vivo spezzato per noi”. (don Francesco Zenna)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 9 del 3 marzo 2013