Fra tradizione e religione

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Fra tradizione e religione

1. Adorazione delle “Quarantore” e …Carnevale

2. Mercoledì delle Ceneri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. Adorazione delle “Quarantore” e …Carnevale

 

Al termine delle festività natalizie in Chioggia, in concomitanza con l’inizio del carnevale, era viva la tradizione che nelle chiese, sia parrocchiali che rettoriali, si tenessero i solenni tridui delle cosiddette “Quarantore”, che si prolungavano per tutto il tempo del carnevale. Consistevano nella solenne esposizione del Ss.mo Sacramento che iniziava con la Messa solenne al primo mattino del primo giorno e nelle chiese maggiori anche con una processione interna Eucaristica. Il primo triduo si teneva nella chiesa rettoriale di santa Caterina il 26, 27 e 28 dicembre; seguiva la vicina chiesa dei Padri Filippini, nei primi tre giorni dell’anno nuovo. Dalla domenica dopo l’Epifania (allora festa della Sacra Famiglia) il triduo si svolgeva nella chiesa parrocchiale di sant’Andrea che terminava il martedì successivo; seguiva la chiesa di san Domenico, dove le “Quarantore” iniziavano il venerdì, con la santa Messa del Cristo, quando il santuario era affollato di pescatori con i loro familiari e terminavano la domenica sera. Le “Quarantore” passavano dopo nella chiesa rettoriale di san Francesco, per tenersi poi, negli ultimi tre giorni di carnevale, nella chiesa di san Giacomo. Al tardo mattino del terzo giorno (martedì grasso), i sacerdoti della città, unitamente al seminario, si riunivano in basilica per una solenne ora di adorazione, promossa dall’Unione apostolica del clero. L’ultimo venerdì di carnevale – chiamato “gnocolaro” perché era viva la tradizione di preparare e consumare in tutte le case di Chioggia gli gnòchi e la “polenta cónsa” – nella chiesa dei Padri Filippini si teneva una solenne ora di adorazione riparatrice, predicata con quattro “fervorini”, intervallati da mottetti propri musicati da mons. Vittore Bellemo ed eseguiti dalla “Schola cantorum”. Annotiamo, infine, che nel territorio di Chioggia, le feste di carnevale – che iniziavano con il giorno 26 dicembre – erano per lo più concentrate sui due ultimi giovedì che precedevano la Quaresima e, soprattutto, sul martedì grasso. Il primo giovedì, comunemente detto, “él ziòba dèi pescaóri”, vedeva nelle calli della città la gente di mare, mentre il secondo giovedì o “ziòba grasso” era, invece, riservato ai “terièri” e agli “artièri”, cioè a coloro che svolgevano il proprio lavoro a terra. Ricordiamo, inoltre, che – specie nell’Ottocento – numerose erano le compagnie di chioggiotti, per lo più pescatori, con caratteristici berrettoni rossi con fiocco d’azzurro sul capo (vedi foto), che si portavano a Venezia nel periodo di carnevale per partecipare ai festeggiamenti, alle burle, ai divertimenti e agli spettacoli che venivano allestiti in tutta la città, soprattutto in piazza san Marco, lungo la riva degli Schiavoni, oltre che nei maggiori campi e nei teatri, con attrazioni di ogni genere: giocolieri, acrobati, musicisti, danzatori, spettacoli con animali e varie altre esibizioni.   (Giorgio Aldrighetti)

 

 

2. Mercoledì delle Ceneri

Prepararsi alla Quaresima

Esaminando documenti che profumano d’antico si viene a conoscenza, tra l’altro, che in forza di un decreto dell’ordinario clodiense mons. Antonio Grassi del 31 marzo 1708, esisteva il privilegio, per i civici magistrati, di ricevere dal vescovo, dopo i canonici, in ginocchio, l’imposizione delle sacre Ceneri, nel primo giorno di Quaresima, mentre, in piedi, la candela, nella festa della Purificazione, in vulgo Candelora, e l’ulivo, nella domenica delle Palme. Nella Chiesa universale, l’uso liturgico delle Ceneri al Mercoledì di Quinquagesima non sembra che in origine sia stato imposto a tutti i fedeli, ma solo ai colpevoli di certi peccati soggetti alla pubblica penitenza della Chiesa. In questo giorno, prima della Messa, essi si presentavano in Chiesa dove i sacerdoti ricevevano la confessione dei loro peccati, quindi indossavano il cilicio e spargevano sulle loro teste la cenere. Dopo il XII secolo, la penitenza pubblica cominciò a cadere in disuso; ma l’uso d’imporre in questo giorno le ceneri a tutti i fedeli divenne sempre più generale e prese posto fra le cerimonie essenziali della Liturgia Romana. I cristiani si avvicinavano a piedi nudi a ricevere le sacre ceneri e lo stesso Papa, per recarsi da S. Anastasia a S. Sabina, dov’è la Stazione quaresimale, faceva tutto il percorso senza calzatura, come pure i cardinali che l’accompagnavano. In tale Chiesa, da sempre, la sacra funzione incomincia con la benedizione delle ceneri, ottenute dalle Palme benedette l’anno prima nella Domenica che precede la Pasqua. E nel tempo forte della Quaresima siamo tutti invitati a riflettere sull’effimero che ci circonda ed a meditare sull’essenziale, in vista della vera vita che ci attende. (G. Aldrighetti)

Nella foto: L’imposizione delle sacre Ceneri.

 

 

da NUOVA SCINTILLA 6 del 10 febbraio 2013