Straordinaria manifestazione

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TAGLIO DI PO. Oltre 4.000 persone per la Madonna del Vaiolo. Processione e messa con mons. De Antoni

Straordinaria manifestazione

L’ Omelia dell’arcivescovo mons. Dino De Antoni (testo integrale)

La stupenda giornata di sole ha favorito la presenza di ben oltre 4 mila persone alla solenne processione di domenica 27 gennaio in onore alla Madonna del Vaiolo che dal 1887 si effettua per ringraziarla del miracolo da Lei compiuto per la cessazione del morbo del vaiolo nero. Con questa grande manifestazione di affetto e di amore alla Madonna del Vaiolo si è pure concluso l’Anno Giubilare decretato dal vescovo della diocesi di Chioggia, mons. Adriano Tessarollo, dopo l’approvazione di Papa Benedetto XVI. Nella mattinata sono state celebrate diverse Sante Messe. Quella delle ore 10 è stata presieduta dal vicario generale della diocesi, mons. Francesco Zenna con il parroco padre Adriano Contran e il fratello del vescovo Tessarollo, il gesuita padre Giuseppe; la chiesa era gremita, presenti c’erano pure i cresimandi con i loro catechisti.

Mons. Zenna, all’Omelia, dopo aver portato i saluti del vescovo Adriano, si è rivolto in particolare ai bambini e ha ricordato che il 27 gennaio è la giornata della memoria di tre eventi: della Madonna del Vaiolo, della Shoah ed ha parlato dei campi di sterminio degli ebrei di Auschwitz e Birkenau, e che Dio ci ha parlato come ricorda la Bibbia che tutti dovremmo avere e leggere. Nel pomeriggio, già verso le 14 la gente ha iniziato ad affluire in piazza arrivando anche da lontano e da fuori provincia; alle 14,30 in chiesa è iniziata la recita del Santo Rosario e alle 15 ha preso il via la grande e solenne processione presieduta dall’arcivescovo emerito di Gorizia, mons. Dino De Antoni, già vicario generale della diocesi di Chioggia. Come vuole la storia di questa solenne processione, oltre all’arcivescovo De Antoni e al parroco padre Adriano, c’erano l’ex parroco padre Matteo Salvadori, ora a Verona, il vicario foraneo don Agostino Pieretti, i sacerdoti don Angelo Lazzarin, don Corrado Cester, mons. Mario Doria e padre Antonello Piras della Comunità missionaria di Villaregia, il sindaco Francesco Siviero con la Giunta al completo, i comandanti della Polizia locale Maurizio Finessi e dei Carabinieri Giuseppe Attisani. Hanno prestato servizio d’ordine e di assistenza la Polizia locale, la Protezione civile, la Croce Rossa e la Croce Verde. Il Corpo bandistico musicale “G. Verdi”, diretto dal maestro Mario Marafante, ha accompagnato la processione con una lunga serie di inni alla Madonna e musiche religiose. Attorno al carro agricolo trainato dagli uomini, con sopra la vecchia statua della Madonna del Vaiolo, meravigliosamente adornato da tantissimi fiori, due Carabinieri in alta uniforme, ma anche i paggetti e gli Scout-Agesci di Taglio di Po e Porto Tolle. La processione ha fatto sosta davanti alla Casa di riposo “Madonna del Vaiolo” dove mons. De Antoni, con il parroco padre Adriano e altre autorità, è entrato, ha parlato ed ha impartito la benedizione. Dopo circa un’ora di cammino per le vie principali del paese, passando dall’argine del Po, la processione si è conclusa sul sagrato della chiesa e, davanti ad una piazza gremita e attenta, mons. De Antoni ha pronunciato un breve discorso. “Dopo circa vent’anni – ha esordito l’arcivescovo – sono tornato a celebrare con voi questa festa e a partecipare alla Processione che non ricordo con un percorso così lungo, suggestivo e con tanta gente come oggi: siete donne e uomini di parola. Quando un Popolo rispetta i suoi impegni e i voti è degno del massimo rispetto e considerazione. Passando per le vie ho visto un paese rinnovato urbanisticamente e spero sia migliorato anche nei valori morali. La Madonna del Vaiolo, passando per le vostre vie, ha benedetto le vostre case ponendole sotto la Sua protezione. La Madonna del Vaiolo vi benedica”. Dopo la recita della preghiera alla Madonna del Vaiolo, scritta da fra Giacinto vescovo il 5 agosto 1949, il presule ha impartito la benedizione alla folla, il parroco ha ringraziato tutti per la partecipazione e il Corpo Bandistico “G. Verdi” ha suonato l’inno a Lei dedicato. È seguita la Santa Messa presieduta da mons. De Antoni con la presenza delle autorità cittadine e la chiesa ancora gremita di fedeli attenti e partecipi alla celebrazione eucaristica (qui accanto qualche stralcio dall’omelia). (Giannino Dian)

 

 

TAGLIO DI PO. Celebrazione Eucaristica per la Festa della Madonna del Vaiolo (27.1.2013)

Omelia dell’arcivescovo mons. Dino De Antoni

(testo integrale)

Raccolti per celebrare la festa della Madonna del Vaiolo ci proponiamo di guardare alla nostra Mamma celeste per imparare a guardare tutto e tutti con i suoi occhi, affidandole le nostre attese, i nostri desideri, le nostre famiglie, le comunità di questa città e del territorio, la santa Chiesa, le sorti di questo mondo senza pace e quanto ci sta più a cuore e per cui siamo venuti qui. Siamo venuti con la stessa fede che ebbero i cittadini di Taglio di Po nel 1887, quando si rivolsero fiduciosi alla loro sacra immagine di Maria per chiederle la protezione dal vaiolo. Era sbarcato da una nave veneziana di passaggio, seminando paure, morti e pianti. Taglio di Po non ebbe un numero elevato di vittime e giudicò di essere stata protetta dal flagello dalla Madre di Dio.

Riuniti insieme vogliamo invocarla con la stessa fede di allora e ci mettiamo alla sua scuola in questo Anno della fede.

Dalla Madre del Signore impariamo in primo luogo ad essere presenza viva – come cristiani – tra la gente. Ce lo ha chiesto anche il Papa nel motu proprio La porta della fede. Per anunciare la fede non bisogna necessariamente essere dei teologi.

Maria fu donna del popolo, condividendo con il popolo la sua vita quotidiana.

Pur essendo Madre di Dio non ha preteso privilegi, ma ha vissuto fino in fondo le esperienze, povere e struggenti, di tutte le donne di Nazaret.

Ha condiviso il lavoro nelle campagne bruciate dal sole, i dolori del suo villaggio, le gioie delle sue feste.

Impariamo da Lei ad offrire una forte testimonianza di condivisione e di comunione senza sovrapporre la sindrome del particolare e della fazione.

Chiediamole di condividere le tristezze e le angosce che contrassegnano il cammino del nostro tempo e di tenere conto di chi è preso dalle angustie del vivere quotidiano.

* Alla sua scuola apprendiamo ad essere uomini e donne accoglienti: della Parola di Dio in primo luogo.

Quella Parola che riempie di luce le nostre solitudini e chiede di entrare in casa nostra per restituirci il gusto della vera libertà.

Spesso noi siamo inospitali nei confronti del Signore che viene magari a scombinare i nostri pensieri, a mettere in discussione i nostri programmi e mandare in crisi le nostre certezze.

Davanti a Dio, ogni volta che sentiamo i suoi passi, tentiamo di nasconderci dietro la siepe, come Adamo tra gli alberi del giardino di Eden.

Accogliere Dio dunque, ma essere anche capaci di gesti ospitali verso i fratelli. Sperimentiamo tempi difficili, in cui il pericolo di essere defraudati dei nostri beni, della nostra cultura, della nostra fede, ci fa vivere tra porte blindate e sistemi di sicurezza.

Non ci fidiamo più gli uni degli altri.

Vediamo agguati dappertutto.

Il sospetto è divenuto organico nei rapporti col prossimo. Il terrore di essere ingannati ha preso il sopravvento sugli istinti di solidarietà che finora ci portiamo dentro. Solidarietà che ha contraddistinto i nostri padri e che questa festa della Madonna del Vaiolo ci ricorda.

Se ci lasciamo vincere dalla paura, il cuore se ne va a pezzi dentro i cancelli dei nostri recinti.

Aiutaci, Madre del Signore, a disperdere le nostre diffidenze, a uscire dai nostri egoismi, ad allontanare le nostre ermetiche chiusure nei confronti di chi è diverso da noi. Insegnaci ad abbattere le nostre frontiere culturali, prima di quelle geografiche.

Queste ormai cedono sotto l’urto di altri popoli che abitano il nostro territorio, ma le prime restano tenacemente impermeabili.

* Da te, Madre del Signore, donna del vino nuovo, fa che impariamo a volgere lo sguardo su tanti banchetti della vita che languiscono e fa che ci accorgiamo che la felicità si spegne sul volto di tanti commensali.

Spesso, anche sulle tavole di coloro cui non manca nulla, manca la gioia.

Non abbiamo più vino, il vino del senso della vita, il vino della vita familiare serena, dei rapporti duraturi, del sapore antico che rende la vita accettabile.

Non hanno più vino i nostri giovani che cercano nell’alcool o nella droga di distrarsi dalla vita di ogni giorno.

Non hanno più vino tante nostre famiglie colpite dalla sofferenza.

Domanda al Signore, tuo Figlio, di riempire le nostre giare di un vino nuovo che possa rendere buona e bella la nostra esistenza.

* A te, che ai piedi della croce hai accolto il grido di dolore di Gesù, domandiamo conforto:

– per quelle madri i cui figli, usciti un giorno di casa, non sono più tornati perché uccisi da un incidente stradale o perché sedotti dai richiami della giungla delle droghe;

– per chi nella vita le ha sbagliate tutte e l’unica attesa che ora li lusinga è quella della morte;

– per chi ha coltivato tanti sogni ad occhi aperti e, per la cattiveria della gente, se li è visti svanire ad uno ad uno;

– per chi aspetta da noi un gesto di solidarietà, pronto a condividere il nostro poco con chi non ha niente;

– per tanti malati presi, tra il dolore e la solitudine, dalla paura di vedere spegnere la vita nella sofferenza propria e di quelli che sono loro cari.

Accogli e presenta per mezzo di Gesù, tuo Figlio, le nostre suppliche, anche quelle che portiamo nel cuore e fa che sappiamo cantare, attraverso la nostra vita, il Magnificat a Colui che è, che era e che viene nei secoli eterni.

Amen. (+ arcivescovo Dino)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 5 del 3 febbraio 2013