Quello che abbiamo veduto e udito

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Convegno nazionale vocazioni

Quello che abbiamo veduto e udito

Il lunedì della prima settimana del Tempo ordinario, la Liturgia propone il brano evangelico della chiamata dei discepoli narrata da san Marco. Ogni volta leggendo quel brano colpisce la simultaneità tra la chiamata e la sequela, nessuna esitazione: “E subito lasciarono le reti e lo seguirono”. Purtroppo oggi non sempre è così: si trovano tante scusanti e motivazioni, però il dato di fatto c’è: le vocazioni davvero sono in calo. Ma tutti possiamo fare qualcosa, tutti siamo chiamati a portare ragione della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3,15). Senza dubbio è questo che mi porto dentro del convegno nazionale sulle vocazioni svoltosi a Roma dal 3 al 5 gennaio. Un migliaio di persone che si sono trovate per dare il loro apporto per costruire una pastorale che possa aiutare a smuovere il duro zoccolo che impedisce al fiume di

chiamate che il Signore rivolge di defluire incessantemente. Anche noi, per la prima volta come Seminario al completo, con la partecipazione di Alessandra, abbiamo voluto unirci ai vari direttori dei Centri diocesani e regionali per le Vocazioni, maestri e maestre dei novizi, laici impegnati in questo campo. Il punto di partenza è sempre la Parola. Siamo chiamati a farci annunciatori dell’euangelion, della bella notizia. E se il tema, come già annunciato nel precedente articolo era “Progetta con Dio… Abita il Futuro”, avendo come sottotitolo “Le Vocazioni segno della Speranza fondata sulla Fede” perché non partire proprio dall’ultimo libro della Sacra Scrittura, l’Apocalisse? La proclamazione di questo libro in forma artistica e teatrale, ci ha aiutato a riflettere sul fatto che dobbiamo trovare nuovi linguaggi, nuove metodologie per dare questo grande e gioioso annuncio. È in questo libro che sentiamo il grido gioioso della Sposa che dice: “Vieni”, e dello Spirito che risponde: “Si! Verrò presto!” (Ap. 22, 17.20). In particolare noi che siamo incamminati verso una meta di consacrazione abbiamo colto l’importanza di un lavoro in comunione, di condivisione con gli altri per raggiungere una maggiore efficacia. Infine grande emozione ha suscitato la relazione della giornalista Annachiara Valle che ha pubblicato un agile volumetto sulla testimonianza dell’indimenticabile cardinale vietnamita Van Thuan, che a pochi mesi dalla sua ordinazione episcopale fu arrestato e incarcerato per 13 lunghi anni, sottoposto a non poche torture disumane. L’emozione che suscitano testimonianze di questo tipo ci dimostra quanto ognuno di noi può fare per annunciare la buona novella. Una pastorale vocazionale, quindi non può essere delegata solo ad un ufficio, ma è priorità assoluta di ogni singolo cristiano. Essa trova il suo culmine quando è scritta sulla pelle degli uomini, il Vangelo è parola morta se non traspare dalla vita di ogni cristiano. In questo Anno della Fede, testimoniamo con gioia: “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi” (1Gv, 1,3). (Yacopo Tugnolo)

 

 

 

d NUOVA SCINTILLA 3 del 20 gennaio 2013