Speciale In-Con-Tra catechesi

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Speciale In-Con-Tra catechesi

Cari catechisti, …auguri, e non solo di Natale

Un cammino per “diventare cristiani”

Momenti di dialogo e di confronto

 

 

 

 

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Cari catechisti, …auguri, e non solo di Natale

Dall’inizio dell’anno pastorale, a più riprese e in momenti e sedi diversi si parla della necessità di rinnovare, anche nella nostra diocesi, la prassi della Iniziazione Cristiana. Ho avuto modo in questi mesi, come viene riferito nell’articolo qui accanto, di incontrarvi numerosi assieme ai vostri sacerdoti nei vostri vicariati. È stato per me un utile, positivo e vivace scambio di idee e di confronto su uno degli ambiti più nevralgici della trasmissione della fede: l’I.C. dei nostri ragazzi. Ci siamo soffermati a verificare ciò che già, lodevolmente, si fa ma anche per dirci su quali prospettive poter camminare insieme da oggi in avanti. Mi pare che da tutti sia emerso il desiderio di:

– confrontarci sulle sperimentazioni dei processi di iniziazione cristiana in atto in molte diocesi italiane;

– delineare, anche per la nostra diocesi, il rinnovamento dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, quel rinnovamento che urgentemente viene richiesto dalla situazione socio-culturale odierna;

– promuovere una partecipazione sempre più viva e attiva delle famiglie e della comunità cristiana nei processi di iniziazione cristiana;

– intensificare, in particolare, la preparazione dei catechisti.

A proposito della formazione dei catechisti ci siamo detti anche che è necessario:

– un saper stare nella flessibilità e nel cambiamento culturale;

– una continua verifica;

– una capacità di assumere anche nuovi compiti per traghettare dentro un nuovo contesto il tesoro del messaggio evangelico che già annunciamo;

– un collegamento inderogabile e costante con tutta la Comunità cristiana, la parrocchia.

Ed ecco allora che i miei auguri natalizi uniti a quelli dei componenti della Commissione diocesana della I.C. vanno in questa direzione ed esprimono l’invito ad accogliere con entusiasmo il “nuovo” che vi viene proposto e a non arretrare da questo entusiasmo per un senso di inerzia o per paura di entrare in terreni forse non ancora del tutto abituali o ancora inesplorati. Facciamo in modo di uscire dall’onda lunga dei presupposti di cristianità che forse ancora ci blocca nel prendere sul serio l’impegno di rinnovare la prassi dell’I.C..

Incominciamo un nuovo anno con la convinzione che è impensabile che si possa realmente rinnovare il modello di I.C. senza un’azione corale e coraggiosa da parte vostra, delle famiglie dei ragazzi, degli adulti, di tutta la comunità parrocchiali e dei sacerdoti. Porsi in maniera decisa sul rinnovamento della prassi della I.C. nella nostra Chiesa locale significa dare concretezza all’invito che ormai da più di dieci anni i nostri Vescovi delle Chiese del Triveneto ci avevano consegnato: “…si deve incoraggiare – essi dicevano – in ogni diocesi un rinnovamento dell’I.C. ed anche iniziative sperimentali in tal campo…”.

Accanto all’augurio mi permetto di dirvi anche un grazie grande grande per il prezioso servizio che svolgete nelle vostre Comunità parrocchiali.

Buon Natale e un gioioso 2013! (don Danilo Marin, direttore UCD)

 

 

Un cammino per “diventare cristiani”

Fare catechesi secondo il modello dell’itinerario catecumenale: criteri da seguire

Riproponiamo una sintesi dell’intervento di don Andrea Fontana, responsabile del catecumenato per la diocesi di Torino, tenuto all’incontro degli Uffici Catechisti Diocesani del Triveneto a Zelarino. Può essere utile per comprendere il senso di uno “stile catecumenale” nella catechesi.

Da alcuni anni catechisti e parroci si trovano in difficoltà, perché constatano ogni giorno che il modo di fare catechesi nelle parrocchie con i fanciulli e i ragazzi non riesce più a dare risultati significativi: i ragazzi se ne vanno dopo la Cresima, i genitori non partecipano, ci sono problemi di disciplina, di coinvolgimento, di orari, ecc. Soprattutto la vita cristiana nelle famiglie si affievolisce sempre più, riducendo le parrocchie a luoghi in cui si cercano servizi religiosi generici, chiesti per abitudine o per motivi estranei alla fede cristiana.

È un problema di catechisti? È un problema di metodologia? È un problema di inefficacia della nostra pastorale?

La proposta è di riorganizzare totalmente la pratica attuale della catechesi, rendendola un cammino vero e proprio per “diventare cristiani”, a cui la famiglia accetta liberamente di partecipare con i propri figli, scandito da riti e celebrazioni, fatto anche di esperienze di vita cristiana (gesti di solidarietà, giornate comunitarie, ecc.), partecipazione progressiva alla vita della parrocchia, celebrazione unitaria dei sacramenti del Battesimo, Cresima ed Eucaristia. Occorre riattivare la trasmissione della fede nelle famiglie e sostenerla con gli incontri comunitari: la grande sfida alla pastorale di oggi è imparare di nuovo a “fare i cristiani”, piccoli o adulti che siano.

Ci sembra necessario allora richiamare alcuni criteri fondamentali, senza i quali la sperimentazione non potrà produrre una nuova mentalità nelle comunità. Ecco quali criteri emergono dal modello catecumenale per costruire un vero itinerario di iniziazione cristiana.

Innanzitutto, non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo dell’itinerario d’iniziazione cristiana non è il sacramento da celebrare, ma la vita cristiana che nasce dal sacramento celebrato.

L’itinerario è costruito non in vista di un’età né di una classe frequentata dai ragazzi in cui è stabilito che tutti celebrino la Prima Comunione o la Cresima: essendo un itinerario per diventare cristiani, si può cominciare a qualsiasi età, può avere esiti diversi che non dipendono dall’età, ma dalla maturazione di atteggiamenti e comportamenti cristiani, oggettivamente verificabili (abitudine alla preghiera, all’ascolto del Vangelo, alla solidarietà, al perdono reciproco, ecc.). Il diritto al sacramento non viene dall’età, ma dall’appartenenza alla comunità cristiana.

Il fondamento della vita cristiana è Gesù Cristo: il “primo annuncio” è all’origine del cammino. È Gesù che occorre narrare (prima ancora che Dio); è in ascolto di Lui che occorre mettersi per allenarsi alla vita cristiana. Per questo l’itinerario di iniziazione è guidato da un criterio di gradualità progressiva, seguendo una logica che aiuta a diventare discepoli di Cristo: dal primo incontro con Lui (il primo annuncio: chi è Gesù?), attraverso la scoperta della Storia della Salvezza, di cui Gesù è il compimento per lasciarsi coinvolgere in essa.

Siccome i ragazzi non hanno autonomia per fare scelte cristiane quotidiane, occorre che il cammino coinvolga i genitori o la famiglia, in qualche modo, la quale comincia o riprende a vivere la vita cristiana al suo interno, trasmettendo la fede ai figli e partecipando in modo consapevole e per libera scelta alla vita comunitaria della parrocchia. Per questo il contesto educativo dei ragazzi sarà il gruppo della iniziazione cristiana che non coincide necessariamente con la classe frequentata a scuola e può riunire anche ragazzi di età leggermente diverse. Il gruppo si muoverà nel suo cammino con la presenza costante di adulti (famiglia, catechisti accompagnatori, cristiani testimoni) e in stretto contatto con la comunità parrocchiale: non ci sono più Messe per i fanciulli o celebrazioni per i fanciulli, ma Messe e Celebrazioni comuni con la partecipazione dei fanciulli, a cui occorre riservare la dovuta attenzione.

Il catechista assume un nuovo ruolo all’interno del gruppo dell’iniziazione cristiana: si occupa dei ragazzi, ma anche dei genitori; lavora in équipe con almeno un altro catechista; è il punto di riferimento per il cammino del gruppo che accompagna in tutte le sue tappe fino alla mistagogia, fino all’inserimento nella comunità cristiana; fa anche da tramite con la comunità stessa coinvolgendola nel cammino intrapreso… il suo nome è accompagnatore. Infatti, nello spirito di Gesù sulla strada di Emmaus “si accosta e cammina con loro” fino ad accompagnare ciascuno a far ritorno nella comunità che annuncia il Risorto.

I tempi e i modi di incontro del “gruppo” non inducono a pensare che si tratti di una scuola: si abbandonano gli orari scolastici (un’ora alla settimana), le terminologie scolastiche (i quaderni e i testi…), ma si trovano momenti di incontro prolungati in cui, alternando il lavoro con i genitori e quello con i ragazzi, si fa esperienza di comunione e di ascolto della Parola per metterla in pratica nella vita quotidiana della famiglia.

I sacramenti dell’iniziazione cristiana sono il grande evento della nostra salvezza in Cristo morto e risorto: non sono “cose” che si “ricevono”. Ci permettono di partecipare all’unico avvenimento di salvezza avvenuto nella storia, che è la morte e risurrezione di Cristo. Essi sono la nostra Pasqua, nella quale passiamo dall’uomo vecchio all’uomo nuovo, rivestito di Cristo.

Per questo è necessario riferirsi innanzitutto alla Bibbia e al Vangelo, imparando a mettersi in ascolto della Parola di Dio e a realizzarla nella vita. I catechismi e gli strumenti metodologici servono per condurci a capire meglio la Parola, a metterla al centro dell’annuncio, a trovare strade per interiorizzarla e modi per viverla, pregando con la Parola, come da sempre accade nella liturgia cristiana.

Nello spirito dell’iniziazione cristiana, il cammino proposto si compone non soltanto di spiegazioni, in cui si apprende qualcosa per la mente, chiarendo le nozioni della fede, ma si compone di esperienze di vita cristiana che si vivono insieme e a cui ci si impegna, cambiando lo stile di vita; e anche di celebrazioni o riti per incontrarci con Gesù Cristo, il Vivente, che con il suo Spirito, a poco a poco, gradualmente, ci trasforma. Le tappe del cammino segnano non soltanto la scoperta di idee, ma anche il progresso nell’acquisire comportamenti da cristiani.

(La sintesi dell’intervento di don Fontana è a cura dell’Ufficio Catechistico diocesano)

 

 

Incontri vicariali dei catechisti e dei parroci con il direttore dell’Ucd

Momenti di dialogo e di confronto

Si sono svolti altri tre incontri con i catechisti e con i parroci nei vicariati di Loreo, Cavarzere e Ca’ Venier, che seguivano quello già avvenuto per il vicariato di Chioggia, Sottomarina e Pellestrina (di cui è stato riferito nel numero precedente di Incontra). Anche in queste occasioni il Direttore dell’UCD, don Danilo Marin, ha avuto modo di illustrare il progetto di rinnovamento dei percorsi dell’Iniziazione Cristiana in diocesi. Massiccia e incoraggiante è stata la presenza dei catechisti (complessivamente circa trecento per tutti i vicariati), come pure si è registrata la partecipazione di quasi tutti i parroci. Tutto ciò è segno di una sensibilità e di una attenzione rilevanti rispetto alla proposta, che non vuole essere calata dall’alto, ma quanto più possibile condivisa e costruita insieme, in quanto risponde ad una urgenza largamente avvertita.

A tutti è stato consegnato un opuscoletto che tratteggia in sintesi le linee e gli obiettivi del progetto, ma soprattutto la mens che lo permea. In effetti non si tratta di nulla di rivoluzionario; piuttosto si propone un cambiamento di prospettiva certamente necessario ma non per questo di immediata acquisizione. Non viviamo più in una societas christiana, il mondo è cambiato e ne dobbiamo con realismo prendere atto. È stato più volte richiamato dai vescovi italiani che non si tratta più di confermare la fede, ma di farla nascere in bimbi e ragazzi che in famiglia spesso non hanno più goduto della sua trasmissione secondo le modalità dei tempi passati.

I punti forti del Progetto si possono riassumere in tre aspetti: l’ispirazione catecumenale nello stile e nelle tappe del cammino, un coinvolgimento più profondo dei genitori e una ridefinizione della parrocchia come comunità educante.

Nel dialogo non potevano non emergere delle criticità: lo spostamento dell’età dei sacramenti (prima comunione e cresima nella stessa celebrazione in quinta elementare) registra qualche obiezione; la mancanza in molte comunità di catechisti per gli adulti crea qualche preoccupazione; la necessità di formare coppie che seguano i genitori che chiedono il battesimo per i figli in un cammino strutturato e articolato in gruppo aggiunge un impegno nuovo ai già tanti cui si cerca di far fronte. Qualcuno, guardandosi attorno, si sente sprovvisto di mezzi e persone e in qualcun altro si nota l’incertezza causata da una novità che rischia, almeno apparentemente, di sconvolgere la prassi pastorale fin qui adottata. A volte si sente il rimpianto di un passato che non c’è più e che forse è stato idealizzato.

A ciò è stato risposto che ci si presenta un’occasione importante di rinnovamento dell’intera comunità parrocchiale che, coinvolgendo in maniera diversa i genitori dei ragazzi, può effettivamente allargarsi, acquisire linfa nuova. Occorre con speranza provare a mettersi in cammino, animati dalla volontà di cooperare insieme, soprattutto tra realtà piccole, di mettersi nello spirito di quella nuova evangelizzazione, che qualcuno definisce un “secondo annuncio”, capace di incontrare le persone in situazioni esistenziali concrete e significative con la proposta della vita buona del vangelo.

C’è, infine, anche la “bella fatica” di una formazione in itinere, che significa crescita personale dal punto di vista umano e spirituale, che fa tesoro dell’esperienza già fatta da altri, con una attenzione a quello che la realtà ci dirà: siamo convinti che attraverso i ragazzi che incontriamo e le loro famiglie, così come sono, Dio ci stia chiedendo qualcosa. Magari ci sta stimolando ad un rinnovamento che ci si manifesta come una sfida da accogliere fino in fondo. (Fabio Marangon)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 48 del 23 dicembre 2012