Il Natale, festa universale

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Il Natale, festa universale

Il Natale è la festa più cara e sentita dell’anno, che ricorda la nascita di Gesù. San Francesco d’Assisi la definiva la Festa di tutte le Feste; infatti, se è vero che il centro dell’anno liturgico è il Triduo Pasquale, è pur vero che senza la venuta nel mondo del Verbo incarnato non ci sarebbe stata né la Passione, né la Morte, né la Risurrezione di Gesù Cristo. Il periodo natalizio inizia con la vigilia, il 24 dicembre, e termina all’Epifania, il 6 gennaio. Questa festa deriva da una sovrapposizione di feste, confluite poi in una sola di matrice cristiana. Originariamente – in tale periodo – i Celti festeggiavano il solstizio d’inverno, mentre i Romani festeggiavano i Saturnali, in onore del dio Saturno, il dio dell’agricoltura.

Era d’uso scambiare i doni per augurare un periodo di pace e di prosperità. Successivamente, l’imperatore Aureliano sostituì i Saturnali con la festa del Sole, ovvero veniva solennizzato il giorno più breve dell’anno, il solstizio d’inverno. Nel nord Europa si celebrava, invece, la festa del raccolto. Dunque, il 25 dicembre non è la data reale della nascita di Gesù e non ci sono tracce di questa nei Vangeli. Ricordiamo, a tal punto, che la Chiesa Orientale festeggiava la nascita di Cristo il 6 gennaio, perché coincideva con l’originaria festa di Dioniso. Solo nel IV secolo d.C., quando il cristianesimo divenne religione ufficiale dell’Impero Romano, papa Giulio I decise di far confluire le feste di origine popolare con la cristianità: nasce così il Natale come lo conosciamo. Molte delle tradizioni, come lo scambio dei doni e l’albero, non sono di origine cristiana, come, invece, lo è il presepe. Nel presepe, infatti, vengono rappresentati sia il luogo, sia i personaggi della Natività. Quest’usanza diventò popolare da quando statue e rappresentazioni religiose divennero sempre più numerose nelle chiese italiane. Una tradizione tutta italiana è il presepe vivente; uno dei più famosi è il presepio di piazza di Spagna a Roma. La prima rappresentazione vivente fu realizzata da San Francesco d’Assisi, nel 1223 a Greccio. La tradizione del presepe è particolarmente radicata a Napoli. Le statue, in legno e vestite con abiti di stoffa, sono delle vere e proprie opere d’arte. Le tradizionali tecniche di produzione artigianale risalgono al XV secolo. A Napoli, l’Associazione Italiana Amici del Presepio organizza ogni anno stupende mostre di arte presepiale. Per quanto riguarda, invece, l’albero di Natale, la sua origine è associata a numerose leggende, alcune legate al culto pagano e altre al culto cristiano. Nei culti pagani dell’Europa del Nord, l’abete veniva venerato come simbolo di lunga vita. L’usanza di esporlo in casa iniziò in Germania e solo successivamente si diffuse in tutta Europa. Entrò nelle case italiane solo alla fine del XIX secolo, quando la consorte del re Umberto I di Savoia decise di allestirlo nel palazzo del Quirinale. La oramai consolidata tradizione italiana vuole che venga allestito l’8 dicembre, il giorno dell’Immacolata, e smontato il 6 gennaio, giorno dell’Epifania.

Ricordiamo inoltre che due sono le figure folkloristiche legate al Natale: Babbo Natale e la Befana. La prima ha la stessa origine in tutto il mondo cristiano: deriva da un personaggio storico, il vescovo San Nicola da Mira. Si dice che il presule, durante il periodo natalizio, facesse doni ai poveri ed ai piccoli. La rappresentazione moderna di Babbo Natale, vestito di rosso e con le renne, è invece abbastanza recente e risale al XIX secolo. La figura della Befana è invece legata ad una leggenda: dopo la nascita di Gesù, tale vecchietta scelse di non seguire i Re Magi che si portavano ad adorare il Messia, ma subito dopo se ne pentì. Da allora, si dice che la notte dell’Epifania porti doni ai bambini, sperando che uno di questi sia proprio Gesù Bambino.

In Italia, la tradizione culinaria vuole che la cena della Vigilia di Natale sia a base pesce. La parola latina “vigilia” significa veglia, caratterizzata dal digiuno. In quasi tutte le ricette della cena di Natale è presente il capitone, che si ritrova, infatti, in numerosi antichi “menù” per le veglie di carattere religioso. Sempre in chiave gastronomica ricordiamo, infine, che per Natale, a Chioggia, era tradizione preparare in tutte le case la “smegiassa”, fatta con melassa, zucca, farina ed aromi, dolce che al pari dei “papini” pasquali si prestava ottimamente per la lunga conservazione. Il pranzo di Natale era sontuosamente preparato dalle famiglie benestanti con gran varietà di pesce – in special modo le anguille – e di carni. Il primo piatto era di tortellini fatti in casa, mentre per i meno abbienti, anche il Natale, sotto l’aspetto gastronomico, poco si differenziava dagli altri giorni, anche se si cercava di fare di tutto affinché almeno in quel giorno fosse possibile preparare del brodo con pasta semplice per primo, mentre il secondo doveva essere un lesso di carne accompagnato da fagioli o patate lessate: il dolce, neanche dirlo, doveva essere la “smegiassa”. (Giorgio Aldrighetti)

Nella foto: l’antico presepe nella chiesa dei PP. Filippini.

 

 

da NUOVA SCINTILLA 48 del 23 dicembre 2012