Parrocchia di Ognissanti. Unità pastorale di Pellestrina

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Parrocchia di Ognissanti. Unità pastorale di Pellestrina

A ricordo di Natalina Gavagnin

Una persona speciale

 

 

 

A ricordo di Natalina Gavagnin

La nostra amata Natalina, il 23 ottobre, ci ha lasciato in punta di piedi, quasi senza preavviso, per riunirsi ai suoi cari nella casa del Padre. Ci sentiamo, tutti indistintamente, un po’ più poveri: ci manca il suo sorriso sincero, la sua parola misurata, la sua presenza discreta eppure tanto preziosa nella casa canonica. Mattina e sera ella faceva la sua puntatina prima in chiesa e poi nella casa dei sacerdoti per rendersi conto di persona di quali necessità fossero più urgenti. La rivediamo fare capolino sulla porta della cucina per assicurarsi del nostro arrivo domenicale, preoccupandosi di chiedere se mancava qualcosa per il pranzo dei suoi sacerdoti, ai quali ha sempre voluto un bene dell’anima. Non le sfuggiva di chiederci notizie delle nostre figlie, dei generi e, in particolare, di Gregorio, il nostro nipotino per il quale ha nutrito un grande affetto sin dalla nascita. Le sue doti di gentilezza, di umanità, di riservatezza, di generosità e di grande sensibilità ci erano già note molti anni fa, prima ancora di conoscerla di persona, perché nostro figlio don Pierangelo, allora diacono, in servizio presso Ognissanti di Pellestrina, ci aveva parlato di lei come di una vera familiare che ravvisava nel sacerdote non solo il ministro di Dio, ma il padre, l’amico, il fratello, il figlio. Se il giorno del suo funerale la chiesa di Ognissanti, che è stata la sua seconda casa, ha visto la presenza di tanti suoi amici che la amavano non è stato solo per dimostrarle affetto, ma anche per dirle grazie per la testimonianza di fede e di bontà che ha sempre dato verso tutti. Nell’omelia del celebrante, Natalina è stata paragonata alla profetessa Anna, perché, come lei, ha vissuto a servizio della comunità ecclesiale dell’isola: provvedeva al riordino del tempio del Signore e dei paramenti sacri. La sera, prima di ritirarsi in casa sua, non mancava di chiudere porte e finestre della chiesa e della canonica. Ora sicuramente il suo compito sarà quello non di chiudere ma di aprire a tutti noi, che le abbiamo voluto tanto bene, le porte di un tempio più bello che desideriamo raggiungere. Spesso ci ripeteva: “Quando sarò in paradiso, mi ricorderò di voi presso il Signore”. Siccome le promesse le ha sempre mantenute, siamo sicuri che non ci deluderà. Anche noi non la dimenticheremo nelle nostre preghiere. (Franco ed Elena Laurenti)

 

 

Una persona speciale

Da poco più di un mese ci siamo accommiatati dalla nostra carissima sorella Natalina. Una figura speciale per la nostra comunità di Ognissanti, per la casa canonica e la vita dei sacerdoti. È difficile delineare il ritratto di una donna che ha vissuto pienamente la sua fede e la sua appartenenza alla Chiesa. Accennare solamente a dei dati biografici, seppur utile per chi non la conosceva, sarebbe sterile. Di Natalina tutti conservano un tenero ricordo e vivono una umana nostalgia, per la sua capacità di vivere intensamente relazioni improntate alla gratuità, alla vicinanza tenera, all’interesse sincero per la vita dei fratelli. Non sposata e “sola” da circa quarant’anni dopo la morte dei genitori, ha sempre intensamente partecipato alla vita della comunità e alle vicende dell’isola. Il suo lavoro di “bidella” l’ha portata a conoscere tanti bambini e tante famiglie, volti e vicende di tanti fratelli e sorelle che lei ha sempre conservato nella mente e nel cuore. Con estrema facilità riusciva a collocare persone e fatti, a ricordare volti, avvenimenti anche lontani nel tempo, vedendo con gioia crescere i fanciulli che aveva incontrato all’asilo, dalle madri Canossiane, al catechismo. Con il sorriso e occhi lucenti salutava e incontrava i suoi bambini ormai adulti, magari sposati con figli e nipoti. I suoi servizi e la sua presenza nella comunità parrocchiale non si possono calcolare. In tutte le occasioni Natalina era presente, attenta e partecipativa. La canonica, perché era la casa dei sacerdoti, è stata la sua seconda casa e il suo pensiero principale. Con dedizione, rispetto ed estrema discrezione, ha prestato il suo servizio di cura alla vita quotidiana dei preti, rispondendo alle incombenze quotidiane che richiede una casa speciale com’è l’abitazione dei sacerdoti: non solo luogo nel quale vivono i sacerdoti, ma anche luogo di incontro, di confidenze, di accoglienza e casa aperta a tutti. Questi tratti ci possono far intuire che tipo di vita conduceva Natalina e lo spessore della sua interiorità. L’intensità della vita di preghiera personale e comunitaria, l’assiduità alla vita sacramentale della parrocchia, la partecipazione alle proposte di formazione, il vivo interesse per la vita della Chiesa universale e particolare, la sua sana curiosità e il desiderio di comprendere ciò che domandava un certo approfondimento l’hanno accompagnata fino all’ultimo giorno. Da tutti era riconosciuta come una persona speciale, in qualche modo rappresentativa della comunità. Gli aneddoti sulla sua vita di parrocchiana fedele e attenta non si contano. A tutti rimane di lei un dolce ricordo e una concreta testimonianza di fede, vissuta nella quotidianità e nella concretezza della vita parrocchiale. Ringraziamo il Signore per questa sua serva fedele che ha accolto e risposto positivamente alla chiamata battesimale. La memoria grata dei nostri fratelli che già vivono in Cristo ci spinga ad impegnarci a vivere intensamente la nostra esperienza cristiana e la nostra appartenenza, per la grazia del Signore, alla comunità dei credenti. (don Angelo)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 46 del 9 dicembre 2012