Luca: lo scrittore della misericordia di Gesù

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Anno C.

Luca: lo scrittore della misericordia di Gesù

Il messaggio del vangelo di Luca è di sorprendente attualità, pare scritto per noi, oggi. Luca infatti proclama la salvezza al mondo greco-romano travagliato da guerre, oppresso dalla schiavitù legalizzata e dove i deboli erano calpestati. Oggi le forme di schiavitù e di oppressione sono diverse, ma altrettanto pesanti. Ancora oggi è forte il bisogno di liberazione per poter vivere nella giustizia, nella fraternità e nella pace. Anche l’uomo di oggi attende il «lieto annuncio» di quella salvezza che da solo non può darsi, ma che può ricevere soltanto come «dono di Dio». L’autore del terzo vangelo (e degli Atti degli Apostoli) è stato identificato dall’antica tradizione cristiana con Luca, il «caro medico» del quale Paolo trasmette i saluti (Fm 24; Col 4,14) e che viene presentato come compagno dell’apostolo (2Tm 4,11). Successivamente la pietà popolare lo conteggerà fra i 72 discepoli

inviati in missione da Gesù, lo identificherà con uno dei discepoli di Emmaus, lo presenterà come il pittore della Madonna (nel senso che è l’evangelista che parla più diffusamente di Maria). Il Prologo antimarcionita (IV sec.) aggiunge che Luca era originario di Antiochia, che morì in Asia minore all’età di 80 anni e scrisse il vangelo in Grecia. L’evangelista, seguendo l’abitudine di altri scrittori greci e latini che dedicavano i loro libri a qualche personaggio illustre, dedica il suo scritto a Teofilo. Ovviamente questo non significa che «Teofilo» sia l’unico destinatario della sua opera: destinatari sono tutti gli uomini, di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

Nel prologo viene presentato il tema del libro, lo scopo e il metodo di lavoro seguito (1,1-4). I racconti dell’infanzia, la predicazione del Battista, il battesimo e le tentazioni presentano Gesù come Figlio di Dio, Signore e Salvatore di tutta l’umanità (1,5-4,13). La missione in Galilea presenta Gesù come colui che compie le antiche promesse e porta la salvezza a tutti. Egli offre segni concreti della venuta del Regno operando miracoli, insegnando, chiamando i discepoli a collaborare alla sua missione (4,14-9,50). Il lungo viaggio verso Gerusalemme è immagine del cammino verso il Padre che ogni discepolo deve compiere al seguito di Gesù (9,51-19,27). L’attività a Gerusalemme, che si chiude con la passione morte e risurrezione di Gesù, porta a compimento la storia della salvezza. I discepoli guidati dallo Spirito testimoniano che Gesù è risorto dai morti ed è il Signore di cui parlavano le Scritture (19,28-24,53).

All’evangelista Luca dobbiamo numerose e preziose pagine non presenti negli altri vangeli, tra queste: la parabola del buon samaritano (10,29-37), del padre buono (15,11-32), dell’amministratore astuto (16,1-8), del fariseo e del pubblicano (18,9-14); una serie di preghiere e inni della chiesa delle origini: il canto di Maria (Magnificat: 1,26-55), il canto di Zaccaria (Benedictus: 1,68-79), il canto di Simeone (Nunc dimittis: 2,29-32); significativi dettagli relativi alla passione. Gesù rivolge il suo messaggio innanzitutto a coloro che si trovano ai margini della società, a coloro che nessuno prende in considerazione, a coloro che il giudaismo ufficiale riteneva senza possibilità di salvezza: pubblicani, peccatori, malati, stranieri (4,40-41; 5,12-14.17-26;7,1-10.48; 8,40-56). La «buona novella» che è venuto a portare non è per coloro che si ritengono perfetti, ma per quanti si riconoscono peccatori e bisognosi dell’aiuto e del perdono di Dio (5,31-32; 19,10). Proprio per questo Luca insiste nel presentarci un Dio buono e misericordioso, un Dio che non solo perdona il peccatore che ritorna a lui, ma che gioisce e fa festa per e con lui (c. 15). Dio ama l’uomo, ogni uomo. Dinanzi a Dio l’uomo non è un «numero», ma una «persona» oggetto del suo amore, un amore pronto a offrire anche la vita. Nessuno perciò deve sentirsi escluso dalla salvezza, dall’amore di Dio, non esiste situazione irrecuperabile. Gesù è venuto per aiutare l’uomo a ritrovare il «tesoro» che porta in sé. Per questi motivi l’evangelista Luca è stato definito lo scriba mansuetudinis Christi (=lo scrittore della misericordia di Cristo) (Dante Alighieri). Luca invita a porre davanti a sé Gesù come modello da imitare e seguire, e ricorda che la vita cristiana ha il suo centro nell’amore che si fa servizio e che si apre a tutti, anche al nemico e allo straniero (6,27-36; 10,25-37). Il cristiano è inoltre invitato a guardarsi dal pericolo che la ricchezza porta in sé e ad aiutare con i propri beni quanti si trovano in stato di necessità (12,13-21.33; 14,12-14; 16,9-13.19-31).

Con la venuta di Gesù è iniziata la fase decisiva della storia della salvezza (16,16). Il vero salvatore del mondo non è l’imperatore di Roma, ma Gesù (2,11: oggi vi è nato il Salvatore), per questo la sua venuta viene legata alla storia del mondo di allora (1,5; 2,1; 3,1). Con la risurrezione di Gesù è iniziata la fase della missione ai pagani, il tempo della riunione di tutti gli uomini in una sola grande famiglia, il nuovo popolo di Dio. L’antica alleanza e la storia di Israele trovano il loro compimento nella comunità cristiana formata da giudei e pagani. Il Gesù di Luca, che si prende cura dei lontani, degli ultimi, degli emarginati, è un monito per la chiesa e per i cristiani di tutti i tempi, è un invito a lavorare per la costruzione di un mondo più giusto e solidale dove l’uomo riconosca nell’altro un fratello da amare e da aiutare. (Gastone Boscolo)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 45 del 2 dicembre 2012