Alla luce della fede

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50° del Concilio. La terza enciclica di Benedetto XVI sulle virtù teologali.

Alla luce della fede

Da Roma alle diocesi, alle parrocchie, alle associazioni

Un’enciclica per l’Anno della fede. Sarà proprio la fede il tema del quarto documento di Benedetto XVI che completa così il trittico delle virtù teologali iniziato nel 2006 con la “Deus caritas est”, e proseguito nel 2007 con la “Spe salvi”. Uscirà in gennaio, il Papa vi ha lavorato la scorsa estate, come ha rivelato, un po’ a sorpresa, il cardinale Tarcisio Bertone i primi di agosto, dicendo che la principale occupazione del Papa a Castel Gandolfo è stata proprio la stesura del testo della nuova enciclica. Sul nome, ovviamente, non ci sono indiscrezioni, ma non è difficile ipotizzarlo all’interno delle celebrazioni volute dal Papa per i 50 anni dell’apertura del Vaticano II. Con un precedente importante: Giovanni Paolo I negli incontri del mercoledì avrebbe voluto trattare proprio i temi delle virtù teologali, ma la sua prematura morte gli permise di affrontare solo la fede e non la speranza e la carità.

 

Benedetto XVI nell’omelia pronunciata il 24 aprile in occasione dell’inizio del suo pontificato, parlava della fede come della “santa inquietudine di Cristo” che deve animare il pastore in un tempo in cui tante persone si trovano a vivere nel deserto: “Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione. La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza”.

Così nel libro “Luce del mondo”, rispondendo a una domanda del giornalista Peter Seewald, Benedetto XVI afferma: “L’uomo non cerca più il mistero, il divino, ma si crede certo che un giorno la scienza ci spiegherà tutto quello che ancora non capiamo. È solo una questione di tempo, si pensa, poi avremo il potere su ogni cosa. In tal modo la scientificità è divenuta la categoria più alta dell’assoluto”. E più avanti sottolinea che “viviamo in un’epoca nella quale è necessaria una nuova evangelizzazione; un’epoca nella quale l’unico Vangelo deve essere annunciato nella sua razionalità grande e perenne, ed insieme in quella sua potenza che supera quella razionalità”.

Già in questa risposta possiamo trovare la radice dell’Anno della fede aperto dal Papa l’11 ottobre scorso, non solo per far memoria dei 50 anni del Concilio, ma per renderlo ancora attuale e per accompagnare l’uomo “fuori dal deserto, verso il luogo della vita”. (Fabio Zavattaro)

 

 

Anno della fede.

Da Roma alle diocesi, alle parrocchie, alle associazioni

Da quando Papa Benedetto nell’ottobre dell’ anno scorso annunciò quest’anno particolare, fu chiaro che dopo l’anno paolino e quello per i sacerdoti doveva essercene uno per il grande progetto della Nuova Evangelizzazione. Papa Benedetto lo ha detto in breve nella sua omelia del 16 ottobre dell’anno scorso, nella quale annunciava questo anno. In quell’occasione utilizzò soprattutto verbi attivi: dare, condurre, rafforzare, donare e naturalmente annunciare. Il Papa vuol vedere – per usare un suo stesso termine – un impulso per tutta la Chiesa. Quest’Anno della fede ha già da ora tutti quegli elementi che normalmente vengono attribuiti ai grandi eventi: un’apertura e festa conclusiva, momenti culminanti, un logo creato appositamente, etc. Il Vaticano non sarà l’unico luogo dove si svolgeranno questi momenti dell’anno della fede. Se tutto andrà bene, vi parteciperanno anche tante Chiese locali con dei propri eventi, incontri, celebrazioni, convegni, mostre ed altro, sempre nel segno di quest’anno particolare. L’Anno della fede vuole dunque essere qualcosa di “attivo” o, meglio, vuole risvegliare una vivacità nella fede. L’anno della fede può dare, anche come evento, un contributo importante. La parola chiave è “impulso”. A partire dalla Nota possiamo accorgerci che accanto ad una solenne celebrazione per l’inizio dell’Anno della fede ed a vari altri eventi, cui parteciperà il Santo Padre (Assemblea del Sinodo dei Vescovi, GMG del 2013), vengono auspicate iniziative ecumeniche per «invocare e favorire il ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani» e «avrà luogo una solenne celebrazione ecumenica per riaffermare la fede in Cristo da parte di tutti i battezzati».   A livello di Conferenze Episcopali, viene incoraggiata la qualità della formazione catechistica ecclesiale e «una verifica dei catechismi locali e dei vari sussidi catechistici in uso nelle Chiese particolari per assicurare la loro piena conformità con il Catechismo della Chiesa Cattolica», e si auspica un ampio uso dei linguaggi della comunicazione e dell’arte, «trasmissioni televisive o radiofoniche, film e pubblicazioni, anche a livello popolare e accessibili a un ampio pubblico, sul tema della fede, dei suoi principi e contenuti, nonché sul significato ecclesiale del Concilio Vaticano II». A livello diocesano, l’Anno della fede viene considerato, tra l’altro, come «rinnovata occasione di dialogo creativo tra fede e ragione attraverso simposi, convegni e giornate di studio, specialmente nelle Università cattoliche», e come tempo favorevole per «celebrazioni penitenziali in cui chiedere perdono a Dio, anche e specialmente per i peccati contro la fede». Presso il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione sarà istituita un’apposita Segreteria per l’Anno della fede per coordinare le diverse iniziative promosse dai vari Dicasteri della Santa Sede o comunque aventi rilevanza per la Chiesa universale».

A livello di parrocchie, la proposta centrale rimane la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, perché «nell’Eucaristia, mistero della fede e sorgente della nuova evangelizzazione, la fede della Chiesa viene proclamata, celebrata e fortificata». Da tale centro sono chiamate a nascere, crescere e diffondersi tutte le altre proposte, tra cui avranno senz’altro una rilevanza particolare le iniziative intraprese dai numerosi Istituti, dalle nuove Comunità e dai Movimenti ecclesiali. La Segreteria «potrà anche suggerire proposte per l’Anno della fede» e disporrà di «un apposito sito internet al fine di offrire ogni informazione utile» al riguardo.     Le indicazioni offerte nella Nota hanno lo scopo di invitare tutti i membri della Chiesa ad impegnarsi nell’Anno della fede per riscoprire e «condividere quello che il cristiano ha di più caro: Cristo Gesù, Redentore dell’uomo, Re dell’Universo, “autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 2)».

(don Nicola Nalin)

 

 

dal numero 42 dell’11 novembre 2012