La porta della fede si apre per noi

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Don Angelo Busetto ha presentato in sala San Filippo Neri a Chioggia il documento Porta Fidei

La porta della fede si apre per noi

La pioggia battente non ha impedito a un centinaio di persone di ritrovarsi al primo degli incontri proposti dal Vicariato di Chioggia, Pellestrina, Ca’ Bianca per quest’Anno della Fede. Don Angelo Busetto ha presentato nella sala S. Filippo Neri a Chioggia il documento Porta fidei, introducendo al clima e alle motivazioni dell’Anno indetto dal Papa. Ad Antiochia, la città dove per la prima volta i discepoli di Gesù sono stati chiamati con il nome di cristiani, Paolo e Barnaba “riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede”. Questa porta è rimasta aperta. Per essa sono passate generazioni di uomini. Il cristianesimo continua a fiorire nel mondo e si rinnova, particolarmente in Asia e in Africa, come è stato testimoniato dai vescovi al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. Ma la crisi che il cristianesimo patisce in Occidente è sotto gli occhi di tutti. Il Sinodo denuncia che l’uomo d’oggi non percepisce più l’assenza di Gesù come una mancanza per la propria vita; l’ignoranza dei contenuti basilari della fede si combina con una presentazione della fede cristiana e della storia che talora abbonda di calunnie. Dice il patriarca

Francesco Moraglia: “Il silenzio del cattolico-medio, nel dare ragioni della sua speranza, è fragorosissimo”. La Chiesa, dunque, deve mettersi in cammino per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita in pienezza”.

L’Anno della Fede si colloca nel 50° anniversario dell’inizio del Concilio e nel 20° della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. Paolo VI ne indisse uno simile nel 1967, per fare memoria del martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. La coincidenza con il Sinodo dei Vescovi su La nuova evangelizzazione ne ha costituito un lancio formidabile.

Quale il valore di un Anno della Fede? Molti cristiani appaiono smarriti quando devono definire che cos’è la fede. Si deve comunque distinguere la fede come contenuto, espresso nel Credo, e la fede come atteggiamento, in quanto virtù teologale. Sintetica ed efficace la descrizione dell’enciclica Deus caritas est: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. La fede cristiana ha al suo centro Cristo, che introduce al mistero di Dio e fa riconoscere la vera natura dell’uomo e il suo destino.anno della Fede conferenza2

“L’annuncio del Vangelo non è questione di strategie comunicative o di scelta di destinatari prioritari”, recitano le linee guida del Sinodo dei vescovi. Piuttosto, la Chiesa “cominci con l’evangelizzare se stessa”. Solo una Chiesa che vive correttamente la fede può trasmettere qualcosa. Questa è la novità: è la Chiesa, sono i cristiani nuovamente da evangelizzare. “L’Anno della fede, in questa prospettiva, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo”. Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio. Non a caso, nei primi secoli i cristiani erano tenuti ad imparare a memoria il Credo. Lo ricorda sant’Agostino: “Voi dunque avete ricevuto e reso il Credo, ma nella mente e nel cuore lo dovete tenere sempre presente, lo dovete ripetere nei vostri letti, ripensarlo nelle piazze e non scordarlo durante i pasti: e anche quando dormite con il corpo, dovete vegliare in esso con il cuore”. Nell’Anno della fede si inserisce il Piano Pastorale della nostra Diocesi. Sul modello della samaritana, anche noi dovremo recarci al pozzo dove Cristo ci attende, al fine di rimetterci in cammino, spinti dal nostro bisogno personale, dalle domande che ci premono nel cuore, dalle circostanze che ci interrogano.

Questo significa concretamente riprendere i testi e lo spirito del Concilio, e insieme Il Catechismo Universale come orizzonte comprensivo di tutto il contenuto della fede cristiana. Si tratta sostanzialmente di rivivere nuovamente la condizione descritta dagli Atti degli Apostoli: «Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati».

Ci dovrà animare la certezza che solo Gesù è in grado di riempire il nostro cuore e dare le risposte più profonde di cui andiamo alla ricerca. Con una speranza nuova, come dice Charles Péguy: «C’erano i mali dei tempi anche sotto i Romani. Ma Gesù venne. Non perse i suoi anni per frignare e per invocare i mali dei tempi. Tagliò corto. In un modo molto semplice. Facendo il cristianesimo. Non incriminò, non accusò nessuno. Salvò. Non incriminò il mondo. Salvò il mondo».

 

anno della Fede conferenza1 La porta - 2012-10-26 22.05.49

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 41 del 4 novembre 2012