Una chiesa giovane

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Speciale Burundi 3

L’esperienza in Burundi nella missione delle nostre suore di Maria Addolorata. Un’ultima riflessione

Una chiesa giovane

E poi mi ritorna la domanda: “Che cosa vai a fare?”. Vado a fare un’esperienza di Chiesa “giovane”! Proprio così. Un cenno d’eccezione meritano le celebrazioni Eucaristiche che abbiamo “vissuto” in modo decisamente intenso. In tutte è prevalsa la gioia, espressione vera dell’essere cristiani, la gioia di una fede viva e giovane. Come siamo, invece, tristi noi “vecchi” cristiani “mzungu” e quale senso di stanchezza nelle nostre Messe! La presenza del Signore non dovrebbe forse trasparire dalla nostra gioia? A volte le nostre espressioni e i nostri occhi non sono così radiosi come dovrebbero, mentre la loro gioia si esprime nei canti, nel suono di maracas, bongo e tamburelli, dal battito ritmato delle mani e dal movimento dei corpi. E’ anche evidente nell’attiva partecipazione dei fedeli. Abbiamo percepito, che, nonostante i problemi sociali e le difficoltà, seguire Gesù è la più bella avventura della vita e la volontà di far crescere in altre persone il

desiderio di intraprendere questa avventura è decisamente forte e presente nella loro vita. Tornando a casa, molti pensieri e domande affollano la mia mente. Sono stati giorni molto intensi nel quale abbiamo anche lavorato, che ci hanno regalato nuove energie e molta speranza, una nuova consapevolezza della nostra fortuna e delle nostre possibilità che spesso non sfruttiamo appieno, e il desiderio di tornare, certo, per fare davvero qualcosa di concreto per le persone che abbiamo incontrato. Non sono poi mancati alcuni insegnamenti importanti che da questa esperienza intensa, forte e meravigliosa mi piace condividere. Il primo è di ritornare all’essenziale, come il Signore ci chiede, lasciare che siano le cose importanti a guidare la nostra vita e le nostre scelte: non di cose materiali, ma di ben altre ricchezze, ha bisogno il nostro cuore. Segue la comprensione del fatto che, se le relazioni umane non passano attraverso la prova della solidarietà, diventa davvero difficile capire come si concretizza il bene che diciamo di volerci. Infine, è risultato evidente che l’ordine delle nostre priorità deve cambiare nel profondo, se davvero abbiamo incontrato il Cristo nei fratelli di Gitega. Mi emerge spontanea una preghiera mentre scrivo: che davvero il Signore ci aiuti, ora che siamo tornati, ad essere missionari nel quotidiano, sul lavoro come nello studio, in famiglia, in parrocchia, con gli amici, ad aprire le nostre case e i nostri cuori, ad essere positivi nei giudizi, ottimisti nelle parole, allegri ed amabili, rendendoci utili, anche, se come ci ricorda il Signore, siamo “servi inutili”.

Eh sì, il Burundi è davvero tra i paesi più “pericolosi” al mondo. Questo piccolo gioiello dei Grandi Laghi, incastonato come una perla preziosa tra Rwanda, Tanzania e Repubblica Democratica del Congo, è in grado di farti ammalare, di provocarti quello che è il temutissimo “mal d’Africa”. Dicono che se questo male davvero esiste te ne accorgi in Burundi, dove i paesaggi, i colori, la natura che cominciano a far parte di te non ti lasciano più. Ma il Burundi è pure “ladro”: incastonato nel cuore dell’Africa ti ruba il cuore lasciando il segno dentro l’anima che muta come le sue colline; l’impressionante potenza sonora dei tambourinaires, i tamburi sacri, va a braccetto con quella dei sorrisi della gente, che si stampano indelebili dentro di te. Insieme alla forza della loro testimonianza. “Urakoze”, amici del Burundi!     (Simone Doria)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 36 del 30 settembre 2012