Anniversari di sacerdozio

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Anniversari di sacerdozio

Festa in cattedrale con i canonici per don Giuliano

La semente cresciuta

50° di don Mario Pinton

Nell’esultanza giubilare degli amici presbiteri


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La semente cresciuta

Alcune ricorrenze di anniversari di sacerdozio sono state celebrate nei giorni scorsi in vari modi in diverse comunità: il quarantesimo di don Francesco Zenna e don Lino Mazzocco, il cinquantesimo di don Mario Pinton, don Mario Trivellato, don Giuliano Marangon. Riportiamo tratti dell’omelia tenuta da quest’ultimo nella Messa di anniversario celebrata sabato 22 settembre in cattedrale nella corona dei canonici e dei fedeli; alcuni amici hanno voluto anche regalargli per la bella circostanza un calice.

“Abbiamo ascoltato una parabola con la spiegazione autorevole data da Gesù: il seme è la parola. Viene spontaneo pensare: Gesù è la parola vivente del Padre. S. Ambrogio infatti nel commentare il vangelo di Luca identifica esplicitamente il seme con Gesù. Dice: “Lo stesso Signore è un granello (…) Volle essere seminato come un chicco di grano: (infatti) fu catturato e fu sepolto in un orto, dove pure risorse. Anche tu semina Cristo nel tuo orto (nel cuore), in modo che vi fiorisca la bellezza delle opere, e si diffonda il profumo delle virtù (…). Egli è il pane di Dio disceso dal cielo, affinché la sua parola e la sua risurrezione nutrano l’anima, accendano la speranza, consolidino l’amore” (Exp. in Luc, 7,182-86).

Nel vangelo di Marco, la stessa parabola evangelica è introdotta dall’avverbio ‘ecco’: Ecco il seminatore uscì a seminare… Questo avverbio mi richiama alla memoria l’‘Eccomi’ con cui noi presbiteri – nel rito dell’ordinazione – abbiamo risposto all’appello e ci siamo accostati all’altare. Eccomi! Quella parola e quel passo in avanti volevano dire non semplicemente ‘sono qui’, volevano echeggiare la parola del profeta: “Eccomi, Signore, manda me!” (Is 6, 8).

Mandami a predicare, ma prima ad ascoltare;

mandami a consolare, ma prima a condividere;

mandami a guidare altri, ma prima a discernere il cuore.

Ascoltare, condividere, discernere sono parole altrettanto impegnative quanto predicare, santificare, guidare. Forse anche per questo S. Agostino scriveva nel Discorso 48 ‘Sui pastori’: “Ora noi che il Signore – per bontà sua e non per semente - foto don giuliano 3nostro merito – ha posto in questo ufficio (di cui dovremo rendere conto) dobbiamo distinguere molto bene due cose: la prima cioè che siamo cristiani, la seconda che siamo posti a capo. Il fatto di essere cristiani riguarda noi, l’essere posti a capo invece riguarda voi. Per il fatto di essere cristiani dobbiamo badare alla nostra utilità, in quanto siamo messi a capo dobbiamo preoccuparci della vostra salvezza. Forse – continua il santo dottore – molti semplici cristiani giungono a Dio percorrendo una via più facile della nostra e camminando tanto più speditamente quanto minore è il peso di responsabilità che portano sulle spalle. Noi invece dovremo rendere conto a Dio prima di tutto della nostra vita, come cristiani; ma poi dovremo rispondere in modo particolare dell’esercizio del nostro ministero come pastori.”

Guardando indietro negli anni, mi è capitato – come forse a tanti altri – di capire attraverso l’esperienza concreta che la concordia fa crescere le piccole fortune, mentre la discordia dissipa; che la pazienza è l’arte di sperare; che le conquiste dello spirito sono più difficili di quelle dell’ingegno, e domandano applicazione e fiducia in Dio. Sgranando i miei anni di sacerdozio, come si sgrana un rosario, ho capito meglio che gli anni sono un dono di grazia da spendere interamente in modo costruttivo. A me è capitato di capire queste cose a prezzo di ritardi e battute d’arresto. Perciò, all’interno di questa eucaristia, ripeto l’invito del salmista: “Celebrate con me il Signore, perché è buono; eterna è la sua misericordia” (Sal 117, 1)… L’umile ancella del Signore ci aiuti a custodire nel cuore la Parola che salva, e a continuare nel servizio alla Chiesa di Dio.”. (G. M.)

 

 

 

 

Parrocchia San Giovanni Battista

50° di don Mario Pintondon Mario Pinton

Domenica 23 settembre la Comunità di San Giovanni Battista ha festeggiato nelle Sante Messe con i giovani alle 10, e con gli adulti alle 11.15, il mezzo secolo del Giubileo sacerdotale del parroco don Mario Pinton ed ha, nello stesso tempo, ricordato i 51 anni di sacerdozio di don Sergio Benvegnù.

In realtà, già venerdì 21 settembre nella Cclebrazione delle 18.30 la comunità aveva condiviso con don Mario questa importante tappa della sua vita con la preghiera al Signore per nuove vocazioni e la recita del Vespro.

Bisogna dire che tutta la comunità, dai giovani ai più anziani, si è stretta intorno al proprio “Don”, che in soli due anni di permanenza nella parrocchia di San Giovanni Battista è riuscito con il suo lavoro pastorale a diventare punto di riferimento e di confronto per tutti, facendo vivere nella corresponsabilità la quotidianità della vita parrocchiale.

Quanto la comunità sia legata al suo pastore, lo si è visto nella celebrazione eucaristica delle 10 quando i giovani lo hanno abbracciato come i figli abbracciano il proprio padre ringraziandolo per essere loro sostegno e sicurezza e regalandogli una maglietta del Napoli, di cui è tifoso, con stampato un numero speciale: 50.

Da questo si capisce come l’umiltà sia alla base del suo vivere.

Gli adulti nella Messa delle 11.15, molto partecipata per la presenza di fedeli delle Comunità di Sant’Andrea, di Rosolina e del Buon Pastore di Sottomarina, hanno voluto ringraziare il Signore per quei doni che don Mario ha seminato con semplicità, fiducia e generosità, offrendosi di camminare insieme ai suoi “figli” nel mistero della vita e affidandosi sempre alla Verità e alla Carità, pietre angolari del suo operare.

Anche il Sommo Pontefice Benedetto XVI attraverso il Cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha voluto esprimere i più fervidi auguri per una crescente fedeltà a Cristo e per il generoso servizio ecclesiale.

Il vescovo Adriano ha ringraziato con una lettera don Mario per il lungo servizio svolto con tanta generosità e per i segni che rimangono del suo impegno e dedizione alla Chiesa.

Proprio tra i segni, particolarmente toccante è stata la testimonianza del sig. Aldo Crivellari, uno dei ragazzi di quando don Mario era cappellano a Sant’Andrea, il quale ha tracciato un quadro preciso del suo servizio ai giovani che venivano attratti e continuano ad essere attratti dalla semplicità e dall’umanità del suo agire.

Un grazie gli è stato rivolto dal sindaco Giuseppe Casson, presente alla celebrazione insieme all’assessore Girotto.

Il prof. Genovese, a nome della comunità di San Giovanni Battista, ha sottolineato come don Mario abbia dato fiducia e coraggio e col suo modo di agire abbia avvicinato tutti, dai più giovani ai più anziani, a quella persona affascinante che è Gesù. A conclusione della celebrazione eucaristica si è svolto un brindisi nel salone della chiesa, dove don Mario ha potuto ringraziare e salutare tutti i fedeli. (C. G.)

 

 

 

Nell’esultanza giubilare degli amici presbiteri

Carissimi don Giuliano e don Mario, 50 anni già sono trascorsi dalla vostra ordinazione presbiterale. Offertimi spazio e possibilità, ho pensato di inviarvi un pubblico messaggio di partecipazione e testimonianza al vostro rendimento di grazie, nella data giubilare di vita presbiterale. 50 anni di sacerdozio! 50 anni di grazia straordinaria tutt’ora vitale. Chi potrà mai descrivere il lavorio vicendevole tra lo Spirito Santo e Voi dal giorno nel quale il Vescovo mons. G. B. Piasentini ed i sacerdoti presenti hanno steso le mani su di voi e confratelli, e sono risuonate, nel silenzio dell’assemblea orante, le solenni parole consacratorie “Dona, o Padre, a questi tuoi figli, la dignità del presbiterato. Rinnova in loro l’effusione del tuo Spirito di santità…”? Chi potrà descrivere e rispondere alla domanda: chi è il Sacerdote? Nemmeno l’ordinato, nonostante studi teologici ed esperienza interiore presbiterale. Il Sacerdote è il grande mistero d’amore. Quanti ricordi di Voi si rincorrono nella mia mente, e durante la vita di seminario, e dopo l’ordinazione, anche se mai trascorremmo assieme un tratto di servizio ministeriale ove siamo stati mandati.

Pur lontani ci siamo capiti, amati, stimati. Mi risuona ancora quel vostro “eccomi” dopo il “grande passo” compiuto con decisione, nel giorno della vostra ordinazione, celebrata nell’artistica e sempre bella chiesa di S. Bartolomeo Ap. in Contarina, oggi Porto Viro; “eccomi” riecheggiato, dopo la proclamazione del Vangelo, in quel silenzio che sembrava far percepire la presenza e l’azione nuova dello Spirito Santo che vi trasformava in presbiteri, per sempre.

A quell’”eccomi” siete stati fedeli. Mai avete indietreggiato da quel passo. Pur con le fragilità e debolezze, quasi certamente anche con lacrime di sacrificio, di sofferenza, mai siete venuti meno. Indubbiamente ciò è stato possibile con la forza dello Spirito del Signore che sempre vi ha accompagnato, ma soprattutto con quella prima educazione ricevuta, e fatta vostra, dai vostri genitori che ebbi la gioia di aver conosciuto a Contarina e Dolfina.

Quei volti erano espressione vivente di una fede semplice, senza fronzoli, diritta, senza tergiversazioni. È vero, avete ricevuto molto dal Seminario, pur negli anni nei quali le possibilità di mezzi erano piuttosto limitate rispetto all’oggi, ma non meno ricche in educazione e cultura. La famiglia però è stata il primo terreno fertile da cui avete assorbito le energie fondamentali che ancor oggi portate nel cuore, e porterete fino a quando si chiuderanno i vostri occhi.

Così avete fatto onore alla nostra Chiesa diocesana, e nel contempo a quella universale. Personalmente vi ringrazio per la scia di testimonianza, tutt’ora visibile, che avete donato. La vostra disponibilità al Signore, alla Chiesa, l’avete dimostrata anzitutto nel vostro “essere presbiteri”, nella vostro stile di vita, nella “vostra passione” e “convinzione”. Insomma “presbiteri convinti”, prima ancora che nel “fare pastorale”. Per questo Tu, caro don Giuliano, hai posto a disposizione, con stile umile, i tuoi talenti di umana finezza anzitutto di teologia, cultura, arte, musica. Li hai offerti ai ragazzi e giovani nella scuola del Seminario e pubblica, nel curare, con fede ed intelligenza, il museo diocesano e la pubblicazione di quelle opere di ricerca, studio e coordinamento sui valori artistici e sacri della città e diocesi di Chioggia. Volumi già ben noti, degni di congratulazioni, e per i quali, né le attuali, né le future generazioni, riusciranno ad esserti riconoscenti. Senza poi accennare alla tua sensibile prontezza nel seguire le religiose, le persone consacrate e le sostituzioni per aiutare i confratelli sacerdoti.

Pure Tu, don Mario, hai reso sempre disponibile la tua persona, la tua vita, per la nostra piccola ed amata diocesi. Anzitutto, dopo l’esperienza tra i giovani di a S. Andrea, nella pastorale del lavoro, a S. Giusto in Donada tra i ragazzi e giovani che si preparavano a conoscere, capire il senso della vita, e come affrontare il mondo del lavoro. Poi a Rosolina in una pastorale che ti ha particolarmente impegnato nella costruzione della chiesa parrocchiale, e – non è poco – mandato poi Sottomarina per guidare e condurre una pastorale nuova, con l’impegno – ancora – della costruzione di una nuova chiesa, quella del “Buon Pastore”. A scriverlo si fa presto! Per poi passare, nell’età autunnale, a guidare l’impegnativa parrocchia di Borgo S. Giovanni. Mi rendo conto con queste poche righe di sbrigarmela presto, ma a viverli certi spostamenti sulla propria pelle!

Sono trascorsi così 50 anni di vita sacerdotale.

Mi congratulo. Vi ringrazio. Vi abbraccio con tanto affetto, nella preghiera del rendimento di grazie con Voi.

Chioggia, 24 Settembre 2012

don Umberto Pavan

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 36 del 30 settembre 2012