Speciale suor Veronica

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Speciale suor Veronica

Riacchiappata dal Signore”

Quanti passi…

I GIORNI – L’alta via di Suor Veronica

 

 

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“Riacchiappata dal Signore”

Suor Veronica del Volto di Cristo ha abbracciato per sempre la vita claustrale

Un carattere estroso. La passione per le lingue, i viaggi e per il teatro. L’attrattiva per il mare. Eppure a 37 anni suor Veronica del Volto di Cristo, chioggiotta di Sr Veronica 1nascita e bolognese d’adozione, ha abbracciato, per sempre, la vita claustrale nel Carmelo di via Siepelunga 51. Ed è qui che Valeria (questo il suo nome secolare) venerdì 14 settembre alle 16 ha emesso la professione religiosa perpetua nel corso di una celebrazione presieduta dal Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna. Nessuna caduta da cavallo per suor Veronica ma tanti tasselli da mettere in fila se si vuole guardare il film del disegno che Dio ha pensato per lei. Il primo è quello degli studi: diploma al linguistico. Poi la scelta di iscriversi al Dams (“perché”, dice, “mi piaceva recitare”). In contemporanea ottiene la maturità magistrale e a sorpresa comincia a fare la maestra prima a Sant’Agata Bolognese e poi a Chioggia. “Negli anni delle superiori” racconta suor Veronica “frequentavo Comunione e Liberazione; dopo il diploma ho avuto un momento di crisi profonda e stavo per dire un no radicale alla fede. Arrivata a Bologna mi sono trovata in appartamento con altre 12 universitarie di Cl e a poco a poco dalla crisi sono uscita. Anche per merito di don Carlo Grillini che da allora è diventato il mio padre spirituale tanto che giovedì 13 alle 21 verrà a presiedere la veglia in monastero”. A questo punto suor Veronica, un’infanzia segnata dalla morte prematura del padre e con la madre costretta a tirare su tre figli, si è sentita “riacchiappata dal Signore”. E, spiega, “cominciavo a sentire il desiderio di una appartenenza più grande a Cristo”. Nasce da qui la verifica fatta per qualche tempo con le suore di Madre Teresa di Calcutta. Dice ancora suor Veronica: “Quel periodo di formazione mi ha fatto intuire con sorpresa che una vita di preghiera era più adatta a me”. Nella sua storia vocazionale irrompe, imprevisto, il Carmelo. Non senza resistenze da parte sua. “Negli anni in cui stavo decidendo se intraprendere il cammino con le suore di Madre Teresa” ricorda “andavo spesso a Messa nel monastero insieme ad alcune amiche. Non avevo il coraggio di guardare le sorelle negli occhi perché pensavo tra di me: stanno sprecando la vita. Ma poi ho chiesto a una di loro di pregare per la mia intenzione. Dopo il via libera del mio padre spirituale a verificare la mia strada con le Missionarie sono tornata al Carmelo per ringraziare. Qui ho trovato la Madre priora che mi ha spiazzato: “Pensavamo che tu volessi venire da noi”. Sono uscita da quel colloquio infastidita: “E se avesse ragione?”. Ma il piccolo seme piantato in quegli anni è destinato a crescere e fortificarsi. Nonostante il tumore della mamma. “Lei”, spiega suor Veronica, “sapeva del mio desiderio e spesso mi diceva: “Io e te abbiamo lo stesso fidanzato, Cristo”. Qualche giorno prima che morisse gliel’ho confermato: “Vado al Carmelo. E mi ha detto sì”. Il 31 dicembre del 2005 entra nel monastero (“Non sapevo”, scherza, “dove passare l’ultima notte dell’anno”). Varcata la porta della clausura suor Veronica esclama: “Finalmente sono a casa”. E oggi? “Dentro di me ho una pace e una gioia che non ho mai provato prima. Devo solo ringraziare il Signore perché mi ha voluta così come sono. Arrivare a questo passo è la prova della fedeltà del suo amore nei miei confronti. Questi anni di formazione mi sono inoltre serviti a comprendere quanto per me è importante vivere in una comunità con delle Sorelle con le quali condivido le gioie e le sofferenze della vita”. E poi, aggiunge con un sorriso: “Ho anche superato la mia iniziale antipatia per santa Teresa d’Avila, la fondatrice del Carmelo. Avendola vista sempre rappresentata in estasi, mi sembrava così lontana da me. In realtà, in questi anni ho imparato a conoscerla e ad amarla profondamente perché anche lei è stata una donna normale, come lo sono io, che ha fatto anche degli errori e che si è veramente convertita solo perché si è innamorata dell’umanità di Cristo, vivo e presente”. (Stefano Andrini, direttore di “Bologna Sette”)

 

 

Quanti passi…

Via Siepelunga a Bologna è in leggera salita verso il cielo: senza quasi accorgersene si sale in questo settembre radioso, in silenzio per risparmiare un po’ il fiato, fino all’alto muro confinante con l’azzurro cielo, color manto della Madonna, che contorna ma non chiude per noi il monastero. “Cara mamma, quanti passi devo fare per Sr Veronica 3tornare al mio paese?” Chissà perché mi viene alla mente questo gioco filastrocca di bimbi mentre salgo al Carmelo in cui l’amica Valeria Boscolo Chio diventerà Suor Veronica. Quanti passi ha fatto Valeria per giungere a questo colle, a questa congregazione cui offre, oggi, per sempre, la sua vita di giovane donna, bella e intelligente? L’ho avuta per un breve ma intenso periodo come educatrice nella nostra “Opera Baldo” di Chioggia e glielo rammenterò alla fine con orgoglio. Gli amici hanno preso d’assalto il piccolo giardino del convento, sotto alberi secolari hanno montato un maxischermo perché anche chi sta fuori possa seguire. Che tenerezza, che passione, che affetto per questa giovane donna che mi appare ancora più diafana nelle vesti di cui ho un antico ricordo ginnasiale quando in francese per tutto l’anno leggemmo “Dialogues des Carmelites” di Bernanos, che in copertina aveva una monaca con quel vestito! Valeria cammina leggera, quasi sospesa come una sposa, è accompagnata all’altare da una teoria di sacerdoti amici, capitanati dall’Arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra. In quella processione accompagnatoria c’è un pezzo della sua storia familiare, il fratello Damiano e Vincenzino lo sposo della sorella Isabella: trovo commovente, conoscendo la storia umana di ciascuno, questa picciola compagnia che è stata data a Valeria per “tornare al suo paese”. Penso che nel suo andare all’altare, nel suo prostrarsi mentre incalza il rosario di litanie ci siamo tutti, c’è una lunga siepe di sacrifici e di preghiere, di dolore e di stupore, di cammino e di soste, tanti passi di uomini e di donne, in primis quelli dei suoi genitori, dei suoi maestri, di Suor Anna Grazia, dei suoi fratelli… Il coro delle carmelitane e quello degli amici del Movimento di Cl di Chioggia, Sottomarina, Pellestrina gareggiano nell’emettere la voce degli angeli regalandoci il sussurro dei cieli. Ci colpisce subito, all’apertura del prezioso libretto di Messa, un testo poetico di Santa Teresa di Gesù che dice, di fronte alla bellezza (hermosura nel testo spagnolo) di Dio, che “ogni terreno amore non con rimpianto muore”. Valeria sceglie oggi il Volto dell’Amato (“come abbiamo fatto noi sposi” ci diamo di gomito con Luisa). “Il volto rivela il cuore” dice Sua Eminenza e Valeria rivela fin nel nuovo nome che assume che quel Volto le basterà tutta la vita. Quel per sempre ci rintocca nella testa più di una campana, con la voce di Valeria-Veronica che evidenzia la sua pacata decisione: “Sì lo voglio, sì lo voglio, sì lo voglio.” Papà Luciano e mamma Giannetta sono ricordati nella preghiera eucaristica e sono davvero mescolati con questo popolo che cammina e non ha i confini che noi usualmente siamo abituati a dargli. Alla fine Suor Veronica del Volto di Cristo carmelitana scalza per sempre ci riceve ad uno ad uno quasi incorniciata da una grata aperta. È per me l’evidenza visiva della sua condizione: certo ancora in mezzo agli uomini sì da poterci abbracciare e baciare e con quanta tenerezza, ma di là, separata e in qualche modo nascosta allo stesso tempo. Sopra il parlatorio non mi sfugge una scritta latina: “Vita vestra abscondita est cum Christo in Deo”. Una vita nascosta per essere totalmente di Cristo in Dio: “Cara mamma, quanti passi devo fare!” (Piergiorgio Bighin)

 

 

 

Rubrica

I GIORNI

L’alta via di Suor Veronica

Valeria ha lasciato Chioggia-Sottomarina sette anni fa. Lungamente aveva cercato un luogo dove deporre il desiderio della sua anima. Negli anni dell’università le pareva di averlo individuato in Via Siepelunga a Bologna, la città in cui viveva con gli amici di Comunione e Liberazione. Poi aveva dovuto ancora attendere fino alla Sr Veronica 4morte della mamma Giannetta, da lei assiduamente assistita nel corso di una malattia lenta e indomabile. Papà Luciano aveva lasciato questo mondo vent’anni prima e intanto il fratello Damiano e la sorella Isabella avevano avviato ciascuno la loro bella famiglia. Nel procedere di questi sette anni Valeria ha cambiato nome; si chiama Suor Veronica del Volto di Cristo e oggi, 14 settembre, ha radunato nel Carmelo di Bologna parenti e amici di varia provenienza per la professione dei voti solenni. Una scelta di Dio e una scelta sua personale, come nota il cardinal Caffarra all’inizio dell’omelia in questa festa dell’Esaltazione della Croce, quanto mai indicata per suggerire l’offerta totale della vita. Mentre la celebrazione si svolge nei gesti chiari e solenni del celebrante, nei canti del coro degli amici e dell’assemblea, pare di vedere Valeria salire un alto monte con Gesù che la attira a sé come sposa, nella totalità della ‘vita di castità perfetta, povertà e obbedienza’, perché sia consacrata per sempre al suo servizio e assuma su di sé il dramma degli uomini. Suor Veronica si distende con le braccia a forma di croce sul pavimento della Chiesa, mentre scorrono le litanie dei Santi e si fa memoria dei suoi genitori. Quindi legge a voce chiara la formula della professione religiosa perpetua, scritta di suo pugno, e la firma sulla tavola dell’altare: “…Mi dono con tutto il cuore a questa famiglia iniziata da santa Teresa… nella perenne orazione e nell’abnega-zione evangelica al servizio della santa Madre Chiesa…”. Siamo tutti tesi a guardarla e ascoltarla. Come l’alpinista che, raggiunta la vetta, continua a percorrere l’alta via; tutti la guardiamo e vogliamo imparare dagli strumenti che lei usa, il silenzio, la preghiera, il sacrificio fino all’offerta di sé, la comunità che la accompagna per appartenere in modo esclusivo a Dio. Nel cammino dei giorni la dedizione a Cristo avrà la durezza della croce e introdurrà alla vera sapienza donata da questo Dio che ci appare improvvisamente concreto e visibile attraverso questi gesti semplici e veri della liturgia; attraverso il volto lieto e deciso di Valeria, sul quale si riflette il volto di Cristo. Il cardinal Caffarra dice ancora nell’omelia che ogni persona si manifesta e si fa incontrare attraverso il volto: le persone divine e le persone umane; la persona di Suor Veronica del Volto di Cristo, per un giorno circondata dall’abbrac-cio dei familiari, per sempre affidata all’abbraccio di Dio.

don Angelo

 

(foto di Laura Sambo)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 35 del 23 settembre 2012