Grazie, don Pietro, per i tuoi sessant’anni di vita sacerdotale

Facebooktwitterpinterestmail

Grazie, don Pietro, per i tuoi sessant’anni di vita sacerdotale

Carissimo don Pietro, anch’io voglio unirmi al presbiterio diocesano per ringraziare il Signore per i tuoi sessant’anni di vita sacerdotale. In questi giorni mi sono affiorati alla mente tanti ricordi dei bei momenti passati insieme a te e alla carissima mamma Maria, vissuti nella parrocchia di San Domenico. Mi ricordo il tuo ingresso come parroco nella nostra parrocchia, accolto dai bambini dell’asilo di Calle Voltolina, diretto dalle Suore della Sacra Famiglia di Castelletto sul Garda, poi ritiratesi per mancanza di vocazioni, per il quale tu tanto ti sei prodigato con la Madre Generale perché le Suore rimanessero a Chioggia, nelle tue richieste alla casa Madre. Al tuo ingresso, ti accompagnava una folta rappresentanza della parrocchia della B.V. del Carmine di Donzella, che lasciavi dopo tanti anni, segnati anche dalla famosa alluvione del 1951: ricordo come mi facevi vedere la distruzione e l’abbandono di quelle terre attraverso gli articoli di giornale di quell’epoca e con una serie di fotografie che custodivi gelosamente.

 

Uno dei tuoi nipoti spesso diceva: “Lo zio Pierino è passato dall’isola della Donzella all’isola di San Domenico!”. Questo l’ho capito solo quando hai cominciato a portarmi a conoscere la parrocchia che avevi lasciato.

Ciò che ti distingueva ai miei occhi (avevo solo quindici anni), erano la tua semplicità e la tua bonarietà cariche di fede vissuta, che trasmettevi nel celebrare la Messa e nel recitare il breviario. La domenica la canonica si riempiva di nipoti e pronipoti, assieme alla tua cara sorella Amelia e a tuo cognato avv. Michele Bighin, che facevano visita alla nonna Maria: una festa di famiglia.

Ricordo la tua passione per la musica, tanto che una delle prime cose che hai fatto fu quella di far funzionare a dovere l’organo callidiano di San Domenico e la tua ammirazione verso il tuo maestro di musica Mons. Vittore Bellemo, del quale mi parlavi con accenti carichi di emozione: di quando ti impartiva le lezioni al pianoforte quand’eri bambino, nella tua casa (nel palazzo sito nella Riva Vena).

Questo mi invogliò – su tuo consiglio – a prendere lezioni di teoria e solfeggio dal prof. Guido Nordio: tu poi mi seguivi nello svolgere gli esercizi o col tuo pianoforte o col vecchio armonio esistente in sacrestia.

Ricordo il mio ingresso dai Filippini, che hai seguito con particolare attenzione nella mia formazione oratoriana e sacerdotale, presentandomi sempre la figura del tuo padre spirituale, il Servo di Dio Padre Raimondo Calcagno.

Infine, dopo la mia ordinazione sacerdotale avvenuta in Brasile nel giugno del 1996, hai curato con solerte zelo liturgico e musicale la mia prima Messa nella mia parrocchia di origine, San Domenico, diventata ormai “tua”, invitando la corale, a noi cara, di Sambruson diretta da Nerio Causin e Roberto Semenzato.

Grazie, don Pietro, grazie a te e alla mamma Maria che da lassù avrà gioito per questa tua tappa di vita sacerdotale. (Padre Raffaele Bellemo C.O.)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 28 del 15 luglio 2012