I preti della diocesi in gita

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Ravenna: l’antica e nuova bellezza della Chiesa

I preti della diocesi in gita

Per visitare Ravenna occorre scendere in basso. Gli edifici conservati dall’antichità – in particolare alcune chiese – fin dai primi secoli sono sprofondati di almeno tre metri a causa della subsidenza, fenomeno che negli ultimi decenni è stato attribuito all’estrazione del metano. Occorre scendere anche nelle profondità delle origini cristiane, quando l’incrocio tra Oriente e Occidente esporta a Ravenna il potere e l’architettura di Costantinopoli. Siamo una quarantina di sacerdoti più un vescovo, che sperimentano una giornata di fraternità offerta dalla ditta Caldieri, con la quale l’ufficio pellegrinaggi della diocesi intrattiene un fecondo rapporto di collaborazione. Entriamo subito in quella che ci viene presentata come ‘la chiesa più bella del mondo’, San Giovanni Evangelista, certamente la più antica di Ravenna, nobilmente

recuperata dai malanni del tempo e dalle rovine della guerra, e custodita con fierezza da un parroco robusto e arguto. Qui i sacerdoti della diocesi di Chioggia, insieme con il vescovo Adriano, celebrano la santa Messa. Il vescovo spiega le letture del giorno, riconoscendo nella nuvoletta intravista da Elia un segno di speranza anche per il nostro mondo; anticipa la ricorrenza del Sacro Cuore di Gesù, dedicato alla preghiera per la santificazione dei sacerdoti, e si aggancia all’annuncio dell’Anno della fede, che avrà inizio nel prossimo ottobre (vedi il testo sotto, ndr). Ravenna capitale dell’impero si offre alla nostra scoperta o riscoperta nei suoi monumenti e nelle sue chiese e nella laboriosa distinzione tra l’arianesimo di Teodorico e la vera fede. Una gentile signora ci fa da guida esperta e intelligente. Ci conduce al museo diocesano dove scopriamo un magnifico trono d’avorio; alla chiesa di San Vitale, scrigno di splendidi mosaici, che ripete il modello della Santa Sophia costantinopolitana. Ci confrontiamo con due ravenna preti - sant'apollinarebattisteri, quello degli ariani e quello degli ortodossi, simbolo di una contesa lacerante finalmente sanata. L’esterno degli edifici è una scorza di pietre messe a protezione della luce dei mosaici, ancora vivida dopo quindici secoli, dove risplendono scene dell’antico e del nuovo testamento, ma soprattutto si impone la figura di Cristo e il suo volto, variamente riprodotto, giovane o solenne. Questa è l’immagine che più ci attrae, fino a sorprenderci nella solenne armonia della Basilica di Sant’Apollinare in Classe, dove i simboli della scena della Trasfigurazione di Cristo ci comunicano una bellezza che si protende fino a raggiungerci, rendendoci partecipi della stessa storia. La lunga teoria delle immagini dei vescovi che percorre l’architrave delle colonne richiama il privilegio di una chiesa locale che procedeva all’elezione autonoma del proprio pastore. Dalla bellezza geniale del passato la fede cristiana rinasce nella vita della Chiesa di oggi, riproponendo il dramma della fedeltà e della divisione, certa di una misericordia che salva e risolleva. Alla fine della giornata, la memoria dei preti in gita custodisce soprattutto la figura del parroco che tiene su la bellezza della chiesa ferita da sedici secoli. (a. b.)

 

 

 

L’omelia del vescovo

Riportiamo il testo della riflessione proposta il 14 giugno a Ravenna dal vescovo Adriano, che ha voluto così riassumerla anche per i sacerdoti che non hanno potuto essere presenti in quella circostanza, in cui si è anticipata la Giornata per la santificazione del clero.

“Cari sacerdoti, San Paolo scrive: «Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione!» (1Tess 4,3). Espressione rivolta a tutti i cristiani, e quindi anche a noi sacerdoti che abbiamo accolto non solo l’invito a “santificarci”, ma anche quello a diventare “ministri di santificazione” per i nostri fratelli. Già Gesù in Gv 17,18-16 dice: “Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità”. Gesù mette in stretta relazione la missione ricevuta dal Padre con la missione dei discepoli nel mondo.

Approfitto di questa circostanza per raccogliere qualche esortazione del papa nella Lettera di indizione dell’Anno della Fede, anno che avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013. L’Anno della fede, ricorda il papa, è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore Gesù. La fede plasma tutta l’esistenza umana, plasma pensieri e affetti, mentalità e comportamento . La “fede che si rende operosa per mezzo della carità” (Gal 5,6) diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo (cfr Rm 12,2; Col 3,9-10; Ef 4,20-29; 2Cor 5,17). Accogliamo l’invito a intensificare la nostra riflessione sulla fede e ad aiutare i fedeli a noi affidati a rendere più consapevole la loro adesione al Vangelo, per confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre famiglie. Le comunità parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo. La fede è decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. Ci ricorda il papa che per fede gli Apostoli lasciarono ogni cosa per seguire il Maestro (cfr Mc 10,28). Credettero alle parole con le quali annunciava il Regno di Dio presente e realizzato nella sua persona (cfr Lc 11,20). Vissero in comunione di vita con Gesù che li istruiva con il suo insegnamento, lasciando loro una nuova regola di vita con la quale sarebbero stati riconosciuti come suoi discepoli dopo la sua morte (cfr Gv 13,34-35). Per fede andarono nel mondo intero, seguendo il mandato di portare il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16,15) e, senza alcun timore, annunciarono a tutti la gioia della risurrezione di cui furono fedeli testimoni. Per fede i discepoli formarono la prima comunità raccolta intorno all’insegnamento degli Apostoli, nella preghiera, nella celebrazione dell’Eucaristia, mettendo in comune quanto possedevano per sovvenire alle necessità dei fratelli (cfr At 2,42-47). Auguro a tutti voi un cammino di vera e autentica santificazione nel vostro ministero e attraverso di esso”.   (+ vescovo Adriano)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 25 del 24 giugno 2012