“Compagni di quale cammino?”

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Speciale Incontra catechesi

“Compagni di quale cammino?”

Echi dal Convegno catechistico regionale: “Come pietre vive”. Le prospettive di cambiamento, esposte da don Gerardo Giacometti

Com’è noto sabato scorso 9 giugno si è svolto a Padova il terzo tempo del Convegno catechistico regionale dopo il primo svoltosi a Zelarino il 29 gennaio (“Un germoglio fiorirà…”) e il secondo svoltosi sempre a Zelarino il 28 febbraio (“Grembo che genera”). Riportiamo la sintesi di due interventi, da proporre alla riflessione dei nostri catechisti e di tutte le nostre comunità.

 C’è più di quanto immaginiamo e di quanto abbiamo messo in circolazione. È questa la persuasione che accompagna una provvisoria sintesi rispetto a quello che si sta verificando nelle nostre diocesi in relazione al tentativo di

rinnovamento dei processi di iniziazione cristiana. Nelle prime due tappe del Convegno catechistico regionale 2012 (29 gennaio e 28 febbraio) ci è apparsa anche la verità e la complessità di un cammino che, nella singolarità di ciascuna delle nostre Chiese e della loro tradizione, sembra anelare a prospettive condivise, per una questione di comunione e per l’esigenza di una legittimità ecclesiale non più procrastinabile.

I nostri incontri regionali ci hanno consegnato alcune esperienze che accompagnano i tentativi di rinnovamento del processo di iniziazione cristiana dei fanciulli, gli atteggiamenti di quanti vivono tale rivisitazione, gli orientamenti che con differente autorevolezza vengono offerti dalle diocesi.

1. Le esperienze in atto.

Questi dieci anni ci sono serviti per riprendere contatto con le prospettive iniziatiche che, pur legate alla pubblicazione dei catechismi dei fanciulli e dei ragazzi (1991), non erano state del tutto acquisite o non lo erano coerentemente. Ci siamo resi conto dell’opportunità di tale scelta in relazione alla finalità stessa dell’iniziazione: in-ire, entrare, lasciarsi coinvolgere in un’esperienza che appartiene a chi ha conosciuto il Signore ed è rigenerato dal suo Spirito. Abbiamo declinato quattro dimensioni: la responsabilità del cammino nella riscoperta del ruolo della comunità, la logica che lo caratterizza nella rivalutazione del catecumenato, l’esigenza di un rinnovato annuncio cristiano, una maggior interazione con la famiglia e l’ambiente domestico.

La prospettiva iniziatica così intesa sta ridisegnando il tradizionale percorso catechistico in tre direzioni:

– Itinerari iniziatici rinnovati. Sono tentativi di trovare strade in grado di variare il modello tradizionale. La più conosciuta è quella della catechesi in quattro tempi (originata dalla diocesi di Verona e esportata in altre) che, pur mantenendo un impianto tradizionale ha inaugurato una nuova articolazione della proposta, mettendo maggiormente in gioco la famiglia e la comunità. Vi è poi in alcune parrocchie (diocesi di Trento) una catechesi di iniziazione cristiana con la famiglia/della famiglia.

– Itinerari iniziatici con impronta catecumenale. L’itinerario rimane quello tradizionale, ma viene riorganizzato con forti accenti che lo scostano dal piano della conoscenza verso un più deciso approccio all’esperienza della fede. Sono percorsi che valorizzano le dimensioni fondamentali della vita cristiana (ascolto, celebrazione/ preghiera, carità) e il contributo di altri soggetti, oltre il catechista.

– Itinerari iniziatici di tipo catecumenale. Si tratta di una proposta che riorganizza l’accompagnamento nella fede come esperienza globale di vita cristiana, in un percorso a tappe, orientato alla celebrazione unitaria dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. L’itinerario si svolge normalmente tra i 6/7 e i 13/14 anni ed è scandito da quattro tempi: prima evangelizzazione, catecumenato, ultima quaresima e mistagogia. Tale proposta comprende sia il coinvolgimento della famiglia che della comunità cristiana.

2. Gli atteggiamenti che accompagnano il rinnovamento dell’iniziazione cristiana.

I precedenti incontri di questo Convegno ci hanno consentito di recuperare il vissuto che appartiene a chi opera nell’iniziazione cristiana: è importante che ne siamo consapevoli perché esso può essere l’alleato del cambiamento come anche il suo peggiore nemico.

La rivisitazione del processo consente a chi vi opera di riconoscere anzitutto una benefica sete di cui forse, come avviene per alcuni anziani, avevamo perso la sensazione. Siamo assetati di vangelo, di incontro vivo con il Signore, di comunione mediante relazioni autentiche, di vita buona. Tale consapevolezza appartiene soprattutto ai catechisti che partecipano più direttamente al processo di rinnovamento, ma essa si allarga in maniera contagiosa anche ad altri catechisti, ai ragazzi, ai genitori, infondendo un senso di fiducia rispetto a certi scenari oscuri e intrisi di pessimismo.

Tra gli atteggiamenti che accompagnano il processo di rinnovamento ve ne sono anche di più problematici. Ce ne siamo resi conto in particolare nell’incontro con i sacerdoti. La loro collocazione nella comunità li porta a coltivare il carisma dell’insieme e a percepire difficoltà che talvolta rimangono inconfessate o si manifestano in piccoli dissapori o tensioni. C’è la sensazione che si giochi al ribasso: la si prova di fronte a certe proposte che non sono più basate sul ritmo settimanale e si concludono prima del tradizionale confine posto dalla terza media. Oppure la sensazione che si ipotechi una tradizione preziosa. La stagione dei catechismi ha condotto la Chiesa per cinque secoli dando numerosi frutti di coscienza e di santità cristiana; il catechismo continua a custodire un indubbio valore, ma esso non coincide con la globalità della trasmissione della fede. Infine anche la sensazione di non poter sostenere il cambio: un senso di inadeguatezza rispetto alla consistenza della sfida e alla limitatezza delle risorse: del prete, dei suoi collaboratori, di una parrocchia. Non c’è solo l’aumento della mole del lavoro, ma anche il cambio di paradigmi, come quello di un catechista capace di incontrare anche i genitori dei ragazzi.

Ancora una volta siamo condotti di fronte alla sfida della fede.

3. Gli Orientamenti offerti.

Il rinnovamento, pur generato dall’entusiasmo che sempre accompagna chi si pone a servizio della Bella Notizia e pur riconoscibile in sperimentazioni già in atto, deve poter disporre di una legittimità sul piano ecclesiale. È un orientamento autorevole senza il quale le energie buone a servizio della evangelizzazione rischiano di trasformarsi in forze incontrollate, che generano distanze e risentimento con inevitabili conseguenze sul piano della comunione ecclesiale.

Il livello istituzionale è, inoltre, garanzia della qualità ecclesiale ed evangelica di quanto si sta operando, consentendo alla proposta di riconoscersi in quello che lo Spirito oggi suggerisce alla Chiesa (cf. Ap 2,7). Non a una guida, fosse anche la più accattivante, ma alla comunità dei discepoli del Signore e a coloro cui egli l’ha affidata. Negli incontri che hanno preceduto questo terzo appuntamento, tale istanza è emersa con molta convinzione, mettendo in luce la diversa “esposizione” delle nostre diocesi. Vi è in genere un pronunciamento che riguarda l’esigenza della riflessione e della sperimentazione in ambito catechistico-iniziatico, ma solo alcune diocesi sono giunte a dei più precisi (anche se talora parziali) orientamenti. Questo fatto ci fa comprendere la difficoltà di quanto stiamo vivendo poiché, come intuiamo che una parrocchia non può rinnovare i propri processi iniziatici a prescindere dalla parrocchia accanto, neppure la diocesi lo vuol fare senza verificare il proprio cammino alla luce di quello dell’intera Chiesa italiana. Ed è quello che stiamo cercando di promuovere in questi convegni che ci restituiscono alla storia della Chiesa del nostro Paese e coerentemente promuovono un disegno che, dalla pubblicazione del Documento Base, continua ad arricchirsi nella grazia della comunione e della corresponsabilità ecclesiale. (dall’intervento del direttore UCD di Treviso, don Gerardo Giacometti)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 24 del 17 giugno 2012