“Eppur si muove”

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Speciale Incontra catechesi

“Eppur si muove”

Grandi novità in arrivo per l’Iniziazione cristiana

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Qualcosa di importante sta avvenendo nel cantiere complesso e vitale dell’Iniziazione cristiana della nostra diocesi. Il segnale positivo è venuto da una convergenza preziosa di intenti che si è respirata Venerdì scorso, 11 maggio, quando nella riunione del Consiglio Presbiterale Diocesano si è affrontato il tema del rinnovamento della prassi della Iniziazione cristiana. Una preziosa convergenza di idee e di impegno che è partita da una riflessione pastorale del nostro vescovo Adriano e del Direttore dell’UCD e da alcuni tentativi sperimentali in atto in alcune parrocchie della diocesi e soprattutto da un ricco e propositivo dialogo che ha portato alla fine ad approvare, all’unanimità, l’ipotesi di un cammino rinnovato per l’I.C. nella nostra diocesi.

 

L’Iniziazione Cristiana

Si sa che l’Iniziazione cristiana è un processo del divenire e dell’appartenenza.

È un processo che comporta una decisione umana che è permanente. Questa decisione deve essere gratuita e basata sull’amore.

L’iniziazione, quindi, comincia con una “storia d’amore”. Dal momento che solamente le persone possono amare, l’iniziazione coinvolge persone che sono capaci di irradiare quell’amore che è datore di vita e che è donato liberamente.

L’amore personale di Dio è espresso nella maniera più mirabile in Gesù.

E qui i testimoni di Gesù sono molto importanti, perché sono i primi ad attirare l’attenzione sull’amore liberante e trasformante di Dio.

I testimoni sono sia i catechisti che la comunità cristiana.

Entrambi sono insostituibili, poiché ci aiutano a farci entrare in dialogo con la storia d’amore cristiana.

La parrocchia, poi, è il luogo privilegiato dell’iniziazione soprattutto perché è lo strumento di rinnovamento e di rievangelizzazione per la comunità.

Gli Orientamenti Pastorali dei nostri Vescovi definiscono l’Iniziazione cristiana come «l’esperienza fondamentale dell’educazione alla vita di fede», non una delle attività della comunità cristiana, ma quella che «qualifica l’esprimersi proprio della Chiesa nel suo essere inviata a generare alla fede e realizzare se stessa come madre» (n. 40).

In questa espressione è sottintesa la definizione di IC della Nota per l’accoglienza dei catechismi CEI (n. 7): «per iniziazione cristiana si può intendere il processo globale attraverso il quale si diventa cristiani. Si tratta di un cammino diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione e dalla testimonianza dei discepoli del Signore attraverso il quale il credente compie un apprendistato globale della vita cristiana e si impegna a una scelta di fede e a vivere come figli di Dio, ed è assimilato, con il battesimo, la confermazione e l’eucaristia, al mistero pasquale di Cristo nella Chiesa».

È noto che in molte diocesi italiane è in atto una sperimentazione circa l’itinerario di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Infatti, nonostante l’impegno profuso, i risultati dell’attuale impianto di preparazione e di celebrazione dei sacramenti del battesimo, della cresima e dell’eucaristia sono deludenti. Com’è evidente, il problema è radicale e non può essere risolto con qualche piccolo intervento di «chirurgia pastorale»: è necessario un ripensamento globale di questo settore pastorale fondamentale.

Il magistero della Chiesa, specialmente in Italia, già da diversi anni ha elaborato documenti e indicato alcune strade che necessariamente si dovrebbero percorre: basti pensare alle tre note CEI sull’iniziazione cristiana pubblicate nel 1997, nel 1999 e nel 2003. Lo stesso documento di base della catechesi in Italia Il rinnovamento della catechesi, pubblicato nel 1970, aveva segnalato alcune «conversioni» pastorali (ad esempio il significativo cambiamento terminologico da «catechismo della dottrina cristiana» a «catechismo per la vita cristiana»), ma il balzo in avanti sperato non si è verificato. A partire dagli anni ’90 c’è stata anzi una involuzione, che ha ingenerato negli stessi catechisti e, più in generale, negli operatori pastorali sfiducia e scoraggiamento. Ci si è resi conto, insomma, che il problema è ben più grande di quanto si pensasse, perché si è verificata una vera e propria trasformazione radicale della società italiana soprattutto sul piano culturale. A fronte di tale cambiamento la comunità cristiana fatica a trovare la strada giusta: infatti da un lato prende sempre più piede la convinzione che non si può continuare come prima; dall’altro la perdurante richiesta generalizzata dei sacramenti genera talvolta l’illusione che, in fondo, l’Italia continui ad essere un Paese cristiano.

In quale direzione andrà il cambiamento?

Prima chiediamoci cosa c’è in giro per quanto riguarda il rinnovamento della prassi dell’I.C.? Possiamo sinteticamente indicare che sono in atto due modelli di rinnovamento anche se unica è l’ispirazione:

– Un modello a carattere esplicitamente catecumenale. Tale modello si è ormai diffuso in modo significativo. Esso opera un coraggioso ripensamento di tutto il processo, intervenendo sulle tradizioni parrocchiali e quindi dovendo affrontare cambiamenti e resistenze da parte dei tre soggetti implicati: i parroci, i catechisti, i genitori. È un cambiamento esigente, oneroso dal punto di vista formativo e organizzativo.

– Il secondo modello non interviene sull’ordine dei sacramenti, ma elimina, per così dire, il catechismo settimanale proponendo per adulti e ragazzi un cammino articolato da tempi di catechesi ed esperienze di vita comunitaria. Il modello di riferimento è quello dei 4 tempi della diocesi di Verona, che prevede ogni mese 4 tappe: un incontro di evangelizzazione dei genitori, un tempo nelle case per una catechesi familiare, l’incontro di un pomeriggio per i ragazzi, una domenica insieme delle famiglie.

Quello che è comune è che il rinnovamento dell’iniziazione cristiana non inizia con la prima o seconda elementare, ma con un ripensamento della pratica battesimale e del periodo tra gli 0 e i 6 anni. Proprio queste esperienze di secondo annuncio ai genitori che chiedono il battesimo o hanno figli dagli 0 ai 6 anni stanno manifestando i frutti più promettenti dove sono state sperimentate.

La proposta diocesana

La proposta che vengo a presentare avrà una chiara ispirazione al cammino del catecumenato in cui catechesi, liturgia e carità interagiscono per far vivere al bambino e al ragazzo, nel nostro caso, quel processo iniziatico in cui è irrinunciabile l’accompagnamento della Comunità ecclesiale e naturalmente della famiglia.

Perché una proposta di ispirazione catecumenale?

Tale ispirazione è sostenuta da alcuni motivi fondamentali:

– Il Catecumenato vero e proprio ha origine fin dai primi tempi della Chiesa (IV secolo);

– Le ragioni di ordine antropologico e teologico che lo sostengono: scegliere Cristo è un atto di libertà della persona; il catecumenato infatti prende forma ed è efficace proprio nell’incontro tra questa libertà, portata a maturazione, e il dono gratuito di Dio (la grazia);

– C’è sinergia tra catechesi, liturgia e carità;

– Si mette in evidenza che il compito di generare alla fede è di tutta la comunità cristiana;

– Si passa da una catechesi finalizzata unicamente alla celebrazione dei sacramenti, ad una catechesi “per la vita cristiana”, in cui si viene iniziati “attraverso” i sacramenti: «Ciò significa soprattutto salvaguardare l’unitarietà dell’Iniziazione cristiana. Non tre sacramenti senza collegamento, ma un’unica azione di grazia: parte dal Battesimo e si compie attraverso la Confermazione nell’Eucaristia. È l’Eucaristia il sacramento che, continuamente offerto, non chiude un’esperienza, ma la rinnova ogni settimana, nel giorno del Signore» (CEI, Il volto missionario delle parrocchie in mondo che cambia, n. 7);

– Inoltre ci sono altre motivazioni legate alla situazione contemporanea:

l’accoglienza e l’accompagnamento del numero crescente di bambini e ragazzi che chiedono il battesimo in età scolare e quindi necessitano di un vero e proprio cammino di catecumenato;

l’esigenza sempre più urgente di riprendere una pastorale di “primo annuncio”.

Questa impostazione favorirà il passaggio:

– da una Chiesa centrata su sé stessa, autoreferenziale, ad una Chiesa comunionale e missionaria;

– da una catechesi funzionale alla celebrazione dei sacramenti all’esperienza di un cammino di discepolato del Signore Gesù “attraverso” i sacramenti in cui opera lo Spirito Santo;

– da un cammino centrato unicamente sui bambini e i ragazzi a un cammino che coinvolge anche gli adulti della parrocchia, in particolare i genitori nel loro compito di iniziatori alla vita cristiana dei figli;

– da un accompagnamento affidato unicamente ai catechisti ad un coinvolgimento maggiore degli altri operatori pastorali e della comunità parrocchiale intera;

– da un cammino in cui i sacramenti dell’I.C. sono vissuti e celebrati separatamente, con il rischio di derive devozionali e folcloristiche, verso una visibile unità tra il Battesimo, la Cresima e l’Eucaristia nell’irrinunciabile contesto celebrativo della Pasqua.

La proposta prevede due fasi:

Prima fase: dal Battesimo ai sei anni.

La richiesta del Battesimo da parte dei genitori segna già l’inizio del cammino di I.C.

Ci sarà tutta una pastorale battesimale da inventare forse per tante parrocchie che limitano ad uno o due incontri la preparazione al battesimo.

Seconda fase: dai sei anni alla conclusione del cammino di iniziazione cristiana, in quattro tempi:

L’avvio del cammino si apre con la celebrazione di accoglienza vissuta in gruppo con i genitori e i familiari. Questo tempo ha la durata di almeno 1 anno.

– Il 2° tempo inizia con il rito di ammissione cui parteciperà tutta la comunità parrocchiale nell’Eucaristia domenicale e ha la durata di almeno 3 anni.

– Dopo il secondo tempo, segue il tempo della preparazione immediata corrispondente all’ultima quaresima e alla Veglia Pasquale (o nel tempo pasquale) con la Celebrazione della Cresima e dell’Eucaristia. Nell’ultimo anno, all’inizio della Quaresima (I domenica), i ragazzi vengono ammessi al rito di elezione e incomincia così il tempo di immediata e intensa preparazione spirituale per aprirsi al dono dell’amore di Dio nei sacramenti. In particolare, tra l’inizio e la prima metà della Quaresima, occorre prevedere la prima celebrazione del sacramento della Penitenza.

– L’I.C. prosegue con il quarto tempo, dopo la celebrazione della Cresima e l’ammissione alla Prima comunione. Dunque questo tempo è parte essenziale dell’I.C. Pertanto la comunità cristiana si impegna ad accompagnare i ragazzi con adeguate proposte di annuncio e catechesi, di liturgia e di carità fino al completamento della loro I.C.

Questo tempo ha la durata di almeno 2/3 anni.

Pertanto:

Con l’inizio dell’anno pastorale 2013-2014 partirà il primo gruppo, formato da tutti i fanciulli che in quel periodo avranno 6-7 anni. La proposta che ho tentato di presentare, infatti, riguarderà solo e unicamente i fanciulli che cominciano a percorrerla all’età di 6/7 anni. Tutti gli altri fanciulli e ragazzi continueranno la modalità di I.C. già avviata (Le parrocchie più piccole possono unificare le annate per formare un gruppo sufficientemente numeroso, svincolati dalla suddivisione per età scolastica. Questo criterio è applicabile anche nel caso di fratelli vicini per età).

Lo scambio di idee continua…

Essendo questa una pagina rivolta in particolare ai catechisti, ai sacerdoti e agli operatori pastorali ritengo opportuno avviare la nostra riflessione con alcune domande che penso fondamentali. Sarebbe bello aprire un dialogo, servirà certamente a creare opinione, a mettere in circolazione idee diverse che possono contribuire ad un doveroso cambio di mentalità.

– Persiste ancora, nella prassi parrocchiale, l’uso di itinerari catechistici solamente centrati sulla preparazione ai Sacramenti?

– Con quale modalità e tempi vengono valorizzate le esperienze nell’itinerario di I.C., perché sia un vero apprendistato di vita cristiana?

– L’apprendimento e gli atteggiamenti di fede e di vita sono percepiti come aspetti fondamentali? Si offrono ai genitori e alle parrocchie griglie di approfondimento e di verifica?

– I gruppi di catechesi in che modo sono in contatto con la comunità parrocchiale? (ad es. quali attività con la Caritas parrocchiale; quale impegno nella vita liturgica; quale rapporto con le proposte alle famiglie e ai giovani; … ).

(pagina a cura di don Danilo Marin Direttore Ufficio Catechistico diocesano)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 20 del 20 maggio 2012