Un rapporto di coppia a tre: l’unità che salva

Facebooktwitterpinterestmail

Speciale INCONTRA VOCAZIONI

Un rapporto di coppia a tre: l’unità che salva

La testimonianza di Felice e Grazia, coniugi cristiani

«Non anime gemelle, ma una cosa sola». È quello che ci ripeteva un sacerdote che ci seguiva quando facevamo parte di un gruppo di giovani e giovanissimi. Ricordiamo che in quelle occasioni raccoglievamo medicinali da spedire in Africa, oppure organizzavamo delle raccolte fondi per bambini gravemente malati. La nostra gioventù insomma è sempre stata assistita da una presenza che si manifestava in modi diversi: potevamo riconoscerla negli occhi degli anziani ai quali tenevamo compagnia, nei bambini che assistevamo, ma soprattutto negli occhi dell’altro. Non siamo mai stati dei fidanzati modello, i litigi non siamo mai riusciti ad evitarli, persone così diverse ma così bisognose dell’altro. È questo che fin dall’inizio abbiamo sentito: una irrefrenabile necessità l’uno dell’altro. Il nostro sentimento era ancora acerbo, ci mancava qualcosa.

 

«Vuoi sposarmi?» è la domanda che oltre trent’anni fa Felice mi ha posto. Ero poco più che una ragazza, ma non ho esitato a dirgli sì. Non avrei mai potuto sapere fino a dove quel “Sì” ci avrebbe portato. Per entrambi è stato come imbarcarci su una nave, dove al timone non ci sarebbe stato né lui né io, ma una nuova essenza. Abbiamo deciso di suggellare il nostro amore davanti al Signore in un soleggiato giorno di gennaio. Sembra davvero ieri e invece ci accorgiamo che è passato qualche anno di più guardando i volti delle nostre figlie ormai diventate delle giovani donne, i nostri capelli bianchi che ormai non si contano più. Tuttavia i nostri cuori battono ancora all’unisono come quel giorno e riusciamo ancora a stupirci quando guardandoci negli occhi, senza bisogno di parlaci, capiamo già cosa prova l’altro e di cosa ha bisogno.

sposalizio

Il dono dell’unione

È in questo senso che possiamo dire di aver avuto la fortuna e la gioia di aver incontrato Dio. Eravamo là davanti a Lui quando ci siamo scambiati le promesse, forse non sapevamo veramente che da quel giorno avremmo camminato in tre. Abbiamo sempre considerato il matrimonio come il punto di partenza per una nuova vita, dove non sarebbe più esistito un “io”, ma dove tutto si sarebbe evoluto in una pura e semplice comunione, una condivisione che parte dalla quotidianità fino ad arrivare ai meandri dello spirito e raggiungere un senso di completezza.

Ancora oggi se ci chiedono quale sia il segreto di un matrimonio felice e duraturo, rispondiamo l’unione. È questa l’unica vera ricetta per una relazione stabile, in quanto le sfide alle quali la vita può sottoporre due coniugi sono infinite e una più dura dell’altra. Solo rimanendo uniti siamo riusciti a superarle. Non è stato facile, in certi momenti, poiché lo sconforto e la tristezza sono sempre dietro l’angolo, pronti a prendere il sopravvento sulla luce, ma bastava invocare il Suo aiuto per non sentirci soli. Il nostro primo obiettivo è sempre stato quello di non escludere mai Dio dalla nostra vita.

Eppure a volte ci siamo trovati anche noi a gridare al cielo “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Davanti ad alcune difficoltà non siamo riusciti a trovare subito una spiegazione, né a vedere il volto di Cristo, ma ci siamo lasciati andare allo smarrimento e a un’umana delusione. La nostra prima “croce” è stata pesantissima da portare, al momento non ci credevamo pronti. Una sofferenza umana, troppo umana, poiché non abbiamo saputo capire che solo attraverso le sofferenze la fede si rafforza. Solo il credere in Dio con tutte le nostre forze ci ha permesso di guardar oltre i limiti della ristrettezza umana, secondo la quale la morte è la fine di tutto. In cuor nostro abbiamo trovato la forza di vederla come il principio: le nostre future figlie non sarebbero mai state sole, ma sarebbero sempre state protette da un piccolo angelo. Passo dopo passo ci siamo resi conto che il matrimonio è uno dei misteri più grandi in quanto questa unione attraverso mille e più avversità non fa altro che unirci più di prima. Così possiamo dire che per noi questo sacramento è stato ed è tuttora il collante della nostra vita di coppia. È stata una vera e propria alleanza che abbiamo stretto, una fusione eterna, sempre insieme, in una continua comunione anche nella tempesta della vita.

Il dono delle figlie

Non solo di un “noi” è fatto un matrimonio, ma soprattutto di un “loro”, ovvero i figli. Se già rimaniamo stupiti davanti al mistero dell’eterna unione, ancora di più lo siamo quando pensiamo al dono più grande della nostra vita. Indescrivibile l’emozione che abbiamo avuto nel vedere la prima ecografia e nel sentire i primi calci. Come non ricordare la prima volta che abbiamo tenuto tra le braccia le nostre piccole e i loro primi passi, mentre noi le tenevamo per mano. Una vera e propria benedizione: è questo il frutto più grande del nostro matrimonio. Se da una parte c’era stata la presa di coscienza di mettere da parte noi stessi per diventare una cosa sola con il coniuge, dall’altra stavamo capendo che la nostra vita doveva essere dedicata tutta alle nostre figlie. E ancora una volta il Signore ci fa stupire: pensavamo che matrimonio volesse dire solo unione, invece c’è molto di più. Pian piano abbiamo realizzato cosa il Signore ci stava chiedendo. Non solo di vivere nell’amore incondizionato e nel rispetto reciproco, ma ci aveva anche chiesto di formare una nuova famiglia. È stata questa la nostra sfida più grande, la più difficile e impegnativa. Solo crescendo le nostre figlie abbiamo realizzato appieno il verso senso del matrimonio. Abbiamo sempre paragonato l’amore all’acqua: un elemento essenziale per la vita, il quale si può manifestare sotto forme diverse, talvolta è sereno e piatto come un lago, altre agitato e irruento come una cascata, ma sempre immenso come l’oceano. Ci piace pensare che quest’acqua sia mossa dall’alito divino, lo stesso che ha dato vita all’argilla e che ora muove queste onde fino ad incresparle, ma poi tutto ritorna sereno. Acqua, elemento essenziale per la vita, ma se inquinato può diventare mortale e nessuno è in grado di viverci. Basta un eccesso di sale per renderlo invivibile, come il mar Morto. Anche nel matrimonio possono esserci degli eccessi che lo trasformano in qualche cosa di “invivibile”. La malattia principale per noi è rappresentata dall’egoismo. Il rischio di mettere al primo posto se stessi anziché l’altro è sempre dietro l’angolo. Quante volte abbiamo pensato che ci sentivamo trascurati, che avremmo voluto qualcosa di più; in certi momenti siamo arrivati a considerare l’idea che forse non avevamo sposato la persona giusta.

Nel Signore il vero amore

Non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per esserci rimasto vicino e averci tenuto per mano, è solo grazie a Lui che noi ora sappiamo tenere per mano le nostre figlie. Il Signore è stato ed è tuttora fonte di salvezza per noi, un rifugio, un porto sicuro dove possiamo rifugiarci quando sentiamo che le forze ci vengono meno e la fede vacilla. Solo in Lui troviamo il vero significato della parola “amore”. Un’unione non può nascere in un giorno, la storia ci insegna che niente di buono è stato ottenuto senza sforzi. Sbagliato sarebbe pensare che il giorno del matrimonio è il coronamento di un sogno d’amore, poiché abbiamo avuto la prova sulla nostra pelle che è stato solo l’inizio di un percorso. Ci vogliono impegno, costanza e tanta pazienza per riuscire a raggiungere insieme un obiettivo. Si può cadere, scivolare, persino farsi male, ma solo con tantissima umiltà si può ricominciare a camminare insieme, ripartendo dall’inizio o dal punto in cui ci si era fermati. Senza amore non si può tuttavia trovare la forza di rialzarsi, perché solo esso riesce a donare l’energia necessaria per liberare il cuore dalla schiavitù materialista e renderlo puro. Per noi è stato Cristo l’esempio più grande di amore: totale, assoluto, incondizionato, eterno. La più grande storia d’amore di tutti i tempi: per questo, giorno dopo giorno, cerchiamo di chiedere l’aiuto di Chi ha dimostrato in tutti i modi possibili come si ama, per poter a nostra volta essere testimoni del suo amore. (Grazia e Felice Redi)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 16 del 22 aprile 2012