Chi prenderà il loro posto?

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23 marzo. La Veglia diocesana di preghiera per i missionari martiri con il vescovo nella basilica cittadina di San Giacomo

Chi prenderà il loro posto?

Il Centro Missionario Diocesano invita tutti alla veglia di preghiera e digiuno che si tiene venerdì 23 marzo alle ore 21 presso la basilica di S. Giacomo a Chioggia. La veglia è presieduta dal vescovo Mons. Adriano Tessarollo.

Il 24 marzo – giorno dell’assassino di monsignor Oscar Arnulfo Romero, in Salvador, nel 1980 – la Chiesa Italiana celebra la giornata di preghiera e digiuno facendo memoria dei missionari martiri e di quanti ogni anno sono stati uccisi solo perché incatenati a Cristo. La ferialità della loro fede fa di questi testimoni delle persone a noi vicine, modelli accessibili, facilmente imitabili. Il tema della XX Giornata è “Amando fino alla fine”. Vi proponiamo uno

stralcio della riflessione fatta da P. Tarcisio Foccoli, missionario della Consolata.

Missionari martiri. Chi prenderà il loro posto? «Suor Jeanne Yegmane, congolese; Suor Angelina, in Sud Sudan; don Luis Carlos Orozco Cardona, colombiano; don Marek Rybinski, polacco in Tunisia; don Marco Antonio Duran Romero, messicano; padre Fausto Tentorio del Pime ucciso a Mindanao nelle Filippine…». Saranno 26 i nomi dei martiri-testimoni: operatori pastorali, ricordati e osannati perché uccisi in terra di missione durante il 2011. Terminata la celebrazione cosa rimarrà? Nelle parrocchie rimarranno i manifestini e anche le foto dei martiri-testimoni per un po’ di tempo, pronti però a lasciare il posto alle future celebrazioni. Loro, i 26, sono morti. Riposano nello loro tombe. Crediamo profondamente che il sangue dei missionari martiri-testimoni non possa cadere senza portare frutto. Pensiamo alla croce di legno che sarà trasportata da una stazione all’altra della via Crucis. Rendiamo grazie in anticipo al Signore per le volte in cui ci sarà dato l’onore e il privilegio di stringere la croce tra le mani. Benché di legno leggero, quella croce avrà la pesantezza di tutta la sofferenza di tanti missionari, missionarie e operatori pastorali che, assaliti, picchiati, derubati, e anche pugnalati, continuano la loro vita di missione, senza aver avuto il privilegio di morire. Sono 26 i martiri uccisi nel 2011, ma innumerevoli altri portano sul loro corpo e soprattutto nel loro spirito il marchio di un martirio. Mancato, ma vissuto costantemente, portando la croce.

Pensiamo che agli elenchi stilati annualmente deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti di cui non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Cristo: si tratta di quella «nube di militi ignoti della grande causa di Dio» – secondo l’espressione di Papa Giovanni Paolo II – che va dal ministro pakistano per le minoranze, Shahbaz Bhatti, primo cattolico a ricoprire tale incarico, impegnato per la pacifica convivenza fra le comunità religiose del suo paese, ucciso il 3 marzo 2011, al giovane nigeriano che svolgeva ad Abuja, presso la chiesa di Santa Teresa, il servizio di vigilanza per proteggere i luoghi di culto nel giorno di Natale, ucciso da un attentato insieme ad altre 35 persone. E il nostro pensiero si deve fermare in tutte le altre nazioni dove i cristiani, sfidando i fondamentalisti musulmani, si radunano in preghiera nelle loro chiese e versano il loro sangue testimoniando la fede in Cristo e nella Chiesa.

Vorremmo quindi incoraggiare a non spegnere troppo in fretta la memoria che accendiamo il 24 marzo, rischiando così di perdere il tesoro che riceviamo, e a raccogliere la riflessione e la sfida dei martiri, perché esse diventino stimolo a un discernimento vocazionale per i giovani. Chissà che qualcuno scopra il desiderio di prendere il posto lasciato vacante.

 

 

da NUNOVA SCINTILLA 12 del 25 marzo 2012