Benvenuto, patriarca Francesco

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Eseguito dal nostro collaboratore lo stemma di mons. Moraglia che oggi entra a Venezia

Benvenuto, patriarca Francesco

Questa domenica 25 marzo mons. Francesco Moraglia prenderà possesso della cattedra patriarcale di Venezia, nella basilica di San Marco. Nello stemma la muraglia simboleggia l’animo forte che resiste ai pericoli, mentre i mattoni che la compongono evocano il riferimento alle “pietre vive della Chiesa”. La muraglia, inoltre, richiama il cognome del presule e di conseguenza per la scienza araldica è uno stemma “parlante”. La porta, in oro, è simbolo di Cristo, mentre i merli alla guelfa sono simbolo della Chiesa. Il mare araldicamente rappresenta la generosità e la Grazia divina, mentre l’ancora è simbolo di costanza e di fermezza e nella forma evidenziata nello stemma richiama anche la P di Pietro, principe degli apostoli. La stella, dal canto suo, rappresenta le otto beatitudini evangeliche: inoltre il numero otto, secondo la mentalità dei Padri della Chiesa, rappresenta sia

la cifra del mondo risorto sia della vita eterna; parimenti la stella d’oro è simbolo di Maria. Infatti, con l’invocazione “Ave, maris stella” (Ti saluto, stella del mare), l’inno della Chiesa esalta la Madre di Dio, che sta al fianco dell’uomo, indicandogli la via. Dato che nella sua esistenza storica essa precede il sole Cristo, come l’aurora precede la luce del sole, così Maria diviene la stella del mattino. Nel terzo superiore dello scudo figura, invece, il “capo patriarcale di Venezia” con il leone di san Marco al naturale su campo d’argento, insegna araldica questa che spetta solo al patriarca. Tra gli ornamenti esteriori dello scudo notiamo, invece, la croce astile patriarcale d’oro, posta in palo, con il cappello, cordoni e nappe di verde a cinque ordini. Figura anche il pallio, che è l’insegna liturgica d’onore e di giurisdizione indossata dal Papa e dagli Arcivescovi Metropoliti. Il motto, infine, “CUM MARIA MATRE IESU” è costituito dal versetto 14 del primo capitolo degli Atti degli Apostoli, dove si scrive che: “tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera con alcune donne e Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui”. Lo stemma – con la relativa blasonatura ed esegesi – è dell’araldista comm. Giorgio Aldrighetti, nostro collaboratore, mentre le miniature delle insegne araldiche a colori e a tratto sono state elaborate da Enzo Parrino di Monterotondo (Roma), autore di numerosi stemmi prelatizi e di porporati, ultimo dei quali quello del card. Prosper Stanley Grech.

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 12 del 25 marzo 2012