I Giovani e la fede: binomio vincente

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Speciale INCONTRA – Pastorale giovanile

I Giovani e la fede: binomio vincente

La difficoltà e la gioia dell’essere cristiano e praticante

In un momento difficile a livello globale della nostra società sono dell’opinione che attualmente non è facile essere giovani. È difficile studiare, è difficile trovare lavoro, è difficiletrovarecasa.Diconseguenza anche comunicare con il mondo giovanile diventa difficile. Tutto diviene complicato e non vi è dubbio che oggi, per un giovane, definirsi credente e praticante non è facile. Nonostante ciò, sono tantissimi i giovani che decidono di spendere tempo ed energie, nelle parrocchie, negli oratori, nel catechismo verso i più piccoli, nell’educazione degli adolescenti, nel servizio ai malati, agli anziani ed ai poveri, nell’impegno per i paesi del terzo mondo. «Carissimi ragazzi, ragazze e giovani, l’oggi e il domani della storia e il

futuro della fede sono affidati in modo particolare a voi che siete le nuove generazioni» ha detto Benedetto XVI quest’inverno, prima dell’inizio del nuovo anno, ed ha aggiunto: «La Chiesa si aspetta molto dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti, di essere animati da ideali, e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte di vita». Educare ed evangelizzare le nuove generazioni è il passo da compiere per rafforzare la fede dei ragazzi. Fondamentalesaràilruolo delle comunità cristiane, e nella fattispecie le parrocchie, in quanto primi nuclei chiamati a formare giovani testimoni. La realizzazione di una comunità cristiana sempre più accogliente per i giovani deve essere l’obbiettivo da raggiungere per poter aiutare i giovani stessi nel loro cammino di fede nell’incontro con il Signore. La parrocchia dovrebbe esser vista e vissuta come una sorta di seconda casa in cui poter crescere, mettendo i propri talenti a servizio di tutti. Non è un caso che la CEI abbia individuato nell’educazione il tema centrale da sviluppare in questo decennio. L’educazione alla vita buona del vangelo deve passare per una evangelizzazione che deve cogliere le sfide dei nostri giorni. Deve andare di pari passo con le nuove generazioni, cercando di ravvivarsi e rinnovarsi in modo tale da poter toccare il cuore dei ragazzi sempre più assorti nelle problematiche quotidiane. Indispensabile è, quindi, cercare di creare opportunità d’incontro, con esperienze che mostrino quanto vale la pena lasciarsi coinvolgere dall’amore di Cristo. Sicuramente le varie GMG sono state e sono esperienze che rafforzano la fede dei giovani. Basti pensare all’ultima, a Madrid. Nonostante tutte le difficoltà, a Madrid eravamo in due milioni e negli occhi e nei sorrisi di tutti si poteva vedere la luce che solo la vera gioia, cioè l’incontro con il Signore, può dare. Luce che alla fine ha “contagiato” tutti, anche i più scettici. Èstataun’esperienzachetiricarica,ti rigenera e ti fa dire, anche nei momenti di sconforto, «No, non sono solo!». Penso a Madrid e penso all’oceano di giovani che l’hanno “inondata” in quei giorni. Ho visto giovani provenienti da tutti i continenti del mondo; giovani che non avevano paura di professare la loro fede; giovani che sanno ridere; giovani che piangono davanti al silenzio assordante (e sottolineo assordante!), durante l’adorazione sotto la pioggia della Veglia del sabato sera assieme a Benedetto XVI; giovani che per strada si salutavano e s’abbracciavano come fratelli. Si, come fratelli, perché a Madrid, lungo le vie, non importava il colore della pelle, non importava se venivi dall’Africa, dall’America o da qualsiasi altra parte del mondo. A Madrid importava solo Lui, Dio, Padre di tutti noi. Tutti eravamo con Lui e, credetemi, Lui era con tutti noi. Mi piace concludere ricordando Benedetto XVI coperto dagli ombrelli che resta con noi giovani durante la tempesta a Cuatro Vientos. È un simbolo. È l’immagine del Buon Pastore che non abbandona il suo gregge. A chi gli chiedeva se voleva rientrare per ripararsi, il Santo Padre harisposto:«No,iorimangoqui,coni giovani!».

Perché i giovani sono il futuro, perché un padre non lascia i suoi figli, perché anche il Papa è stato coinvolto dalla forza e dalla fede dei ragazzi. Perché dopotutto, i giovani e la fede, sono un binomio vincente, un binomio su cui vale la pena puntare!

Andrea De Ambrosi

 

da NUOVA SCINTILLA 11 del 18 marzo 2012