Giovani ed educazione alla mondialità

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Speciale INCONTRA – Pastorale giovanile

Comunità missionaria di Villaregia

Giornata in classe per sentirsi parte del mondo

Giovani ed educazione alla mondialità

“L’uomo è la prima e fondamentale via della Chiesa” – affermava il beato Giovanni Paolo II (RM 14) – e tutto ciò che è contrario o minaccia la suadignitàinterpellaognicristiano. L’impegno educativo, oggi così urgente, esige che si coltivi ogni desiderio che ci caratterizza e ci definisce come uomini: desiderio di vita buona, di giustizia, di verità, di amore, di felicità. Lo afferma con chiarezza il documento della CEI “Educare alla vita buona del Vangelo”, che invita a cercare e offrire percorsi sempre nuovi che aiutino i singoli a sentirsi parte di una comunità più ampia, e li spinga ad adoperarsi per la felicità degli altri.

 

Da anni la Comunità Missionaria di Villaregia svolge un servizio di educazione alla mondialità in scuole di diverso ordine e grado, con un’attenzione privilegiata al mondo giovanile.

Un’attenzione dettata dal desiderio di offrire proposte alternative ai giovani che crescono in una realtà sociale e culturale caratterizzata dalla tendenza ad affermare l’individuo e a pensarlo spesso sganciato dalla sua relazione con gli altri, con il mondo e con Dio. In questa realtà il giovane può cedere facilmente ad una cultura dell’indifferenza e cadere in espressioni di egoismo e di perdita del senso più profondo della stessa vita. Educare alla mondialità significa alloraaiutareilgiovaneasentirsi “parte” di un tutto e a riscoprire in sé quell’anelito a “ritrovarsi” nel rapporto con gli altri. Significa prenderlo per mano proponendogli, con un pizzico di coraggio, un passaggio dall’Io al Tu con la coscienza che la vita dell’uomo, di ogni uomo, si realizza pienamente quando entra nella prospettiva del

Noi. Educare alla Mondialità significa inoltre aiutare a riconoscere il mondo come una “comunità di popoli”, insegnando allo stesso tempo a vivere secondo il “principio di responsabilità”.Unprincipioetico secondo il quale ciascuno è chiamato a vivere il presente con la coscienza di essere responsabile del futuro del mondo.

Educare alla mondialità è in definitiva, un modo di “farsi prossimo” e di vivere la “compagnia con l’altro” nel quotidiano.

Per questo, laddove i dirigenti scolastici lo consentono, ed inserendosi nei programmi previsti dalla scuola italiana, i missionari della CMV visitano le singole classi nei normali orari di lezione, per aiutare i giovani a prendere coscienza delle cause che generano tanta ingiustizia nel mondo. Convinti che non si può far crescere le nuove generazioni senza aiutarle ad aprirsi ad ogni uomo vicino o lontano, povero o ricco, simile o diverso, offrono ai giovani, attraverso la loro testimonianza, uno stimolo per crescere come cittadini del mondo. Non di rado questi, dopo un’iniziale incertezza, si aprono con generosità ad una condivisione concreta.

“Ciò che mi ha colpito di più – ha affermato un giorno un giovane – è stato capire che l’ingiustizia, non solo lascia nel dolore chi è povero ma rende infelice anche chi è ricco, se nonsiapreallacondivisione”.

Con l’impegno di mettersi a servizio dell’umanità e soprattutto dei più poveri, questi giovani testimoniano, a volte inconsapevolmente, la verità di quanto si legge nel Nuovo Testamento: “Siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli” (1 Gv 3,14).

cmv

 

 

da NUOVA SCINTILLA 11 del 18 marzo 2012