Annuncio e catechesi per la vita cristiana

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Annuncio e catechesi per la vita cristiana

Un documento da conoscere

Lettera dei vescovi italiani alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti

La Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi della Conferenza episcopale italiana, in occasione della Pasqua del 2010, ha inviato una lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti. “Annuncio e catechesi per la vita cristiana” è il titolo del documento che – tenendo conto delle nuove esigenze e del nuovo contesto del Paese – ripropone all’attenzione di tutte le componenti della comunità ecclesiale le linee portanti del documento di base “Il rinnovamento della catechesi” (db), pubblicato quarant’anni fa, il 2 febbraio 1970, che avviava il rinnovamento della catechesi in Italia secondo le linee del concilio Vaticano II. Pubblichiamo stralci del nuovo documento della Cei che comprende tre parti: il valore permanente del documento di base; il contesto attuale; le nuove esigenze pastorali. Il Concilio Vaticano II è stato come il “grembo materno” del db: ha favorito il nascere e l’impiantarsi di una nuova sensibilità missionaria; ha introdotto nuove tematiche, un nuovo linguaggio, un nuovo metodo di lavoro. Esso fu elaborato con la collaborazione di tutte le Chiese d’Italia. Nella fase della sua stesura, ogni diocesi fu chiamata a esprimersi nello stile del dialogo, della ricerca e del confronto dinamico per contribuire alla ricezione condivisa dell’insegnamento del Concilio Vaticano II. L’esperienza ecclesiale, singolare e coinvolgente, dell’elaborazione del testo ha avuto il pregio di valorizzare in chiave di missione le quattro grandi costituzioni conciliari: Sacrosanctum

concilium, Lumen gentium, Dei Verbum, Gaudium et Spes. Esso è diventato così la prima strada attraverso la quale i documenti conciliari sono arrivati alla base. Il db ha stimolato le comunità ecclesiali e in particolare i catechisti a conoscere e assimilare il Magistero conciliare.
Il db ha anche aiutato a veicolare una visione rinnovata della fede, intesa non solo come adesione dell’intelligenza alle verità del messaggio cristiano, ma prima di tutto come adesione della mente e del cuore alla persona di Cristo, come accoglienza, dialogo, comunione e intimità con Dio in Gesù Cristo. Il db ci ha offerto una visione rinnovata della Chiesa, grembo che genera alla vita in Cristo mediante l’iniziazione cristiana, comunità tutta responsabile dell’evangelizzazione ed educazione della vita di fede. Il db ci ha insegnato anche quali sono le fonti della catechesi: la Sacra Scrittura; la tradizione, luogo della trasmissione dell’incontro con la parola di Dio vissuta e professata; la liturgia, celebrazione del mistero di Cristo; le opere del creato. Queste fonti danno alla catechesi una dimensione di annuncio e di contemplazione della storia della salvezza (cap. 6). Anche contesto sociale va guardato con gli occhi della fede: esso non è solo lo spazio in cui annunciare la parola di Dio, ma è anche il luogo teologico in cui Dio si manifesta, attraverso i segni dei tempi (cfr. n. 77). Nel cammino della Chiesa italiana il db ha soprattutto messo in evidenza il primato dell’evangelizzazione.

Oggi molti ritengono che la fede non sia necessaria per vivere bene. Perciò prima di educare la fede, bisogna suscitarla: con il primo annuncio, dobbiamo far ardere il cuore delle persone, confidando nella potenza del Vangelo, che chiama ogni uomo alla conversione e ne accompagna tutte le fasi della vita. Il primo annuncio, infatti, non è solo quello che precede l’iniziazione cristiana, ma è una dimensione trasversale di ogni

proposta pastorale, anche di quelle rivolte ai credenti e ai praticanti: “di primo annuncio vanno innervate tutte le azioni pastorali”. Bisogna anche ricordare che il primo annuncio è in molti casi una vera e propria premessa al catecumenato sia per gli adulti, sia per i fanciulli e i ragazzi. Una seria pastorale di primo annuncio e la presenza del catecumenato sono “una singolare opportunità per il rinnovamento delle comunità cristiane”. Nonostante le ripetute affermazioni del db circa il ruolo della Chiesa locale, e in particolare della comunità parrocchiale, nei confronti della catechesi, questa fondamentale indicazione pastorale – come ammette anche la Lettera per la riconsegna – non sembra sia stata adeguatamente recepita dalle nostre comunità. Questa carenza, in un contesto secolarizzato, compromette molto l’efficacia della catechesi. Perciò è necessario educare la coscienza missionaria della comunità tutta intera, stimolandola a diventare attraente, accogliente e educante: una comunità che accoglie le persone come sono e fa vivere loro esperienze significative di vita cristiana; una comunità in cui i praticanti accostano gli indifferenti e i non credenti, stabiliscono con loro rapporti di amicizia e narrano la propria esperienza di fede, sull’esempio di quanto proposto nella Lettera ai cercatori di Dio.

Il db ha sottolineato la priorità della catechesi degli adulti e dei giovani (n. 124). Di fatto, questo obiettivo primario di formare cristiani adulti, capaci di rendere ragione esplicitamente della loro fede con la vita e con la parola, è rimasto spesso disatteso dalle nostre comunità.
Molte parrocchie e diocesi italiane, a seguito anche della pubblicazione delle tre Note pastorali sull’iniziazione

cristiana (1997-2003), hanno dato vita a sperimentazioni di cammini di iniziazione con proposte diverse, comprendenti sia un percorso ordinario, sia l’itinerario catecumenale, sia la catechesi familiare o i percorsi sostenuti da movimenti e associazioni. Queste sperimentazioni hanno evidenziato come l’iniziazione cristiana cominci quando i genitori chiedono il Battesimo per il loro bambino a poche settimane o mesi di vita, così come del resto già indicato dai catechismi della Cei. È fondamentale dare a tutti i fedeli la possibilità di accedere alla Bibbia, obiettivo primario dell’Apostolato biblico. Per cogliere la continuità dell’azione salvifica di Dio nell’oggi, occorre imparare a leggere i “segni dei tempi” in modo da portare il messaggio biblico dentro gli avvenimenti e le matrici culturali del nostro tempo, secondo l’intuizione portante del progetto culturale della Chiesa italiana. La storia, in base all’insegnamento del Concilio Vaticano II, non è solo il contesto in cui annunciare la parola di Dio, ma è anche il luogo teologico in cui Dio si manifesta attraverso i segni dei tempi. La catechesi deve aiutare le persone a leggere la storia come storia di salvezza, dove Dio opera oggi e dove l’uomo è chiamato a collaborare da protagonista. La catechesi deve educare non solo a leggere i “segni dei tempi”, ma anche a

valorizzare il rapporto tra fede e ragione, con particolare attenzione a porre le “ragioni della fede” in dialogo con la cultura, per poter scegliere ciò che è buono, vero, nobile, puro amabile, onorato, ciò che è virtù e merita lode. Deve educare i cristiani a considerare alla luce del Vangelo i problemi morali che emergono nella vita dei singoli e nella convivenza sociale. Deve contribuire a lievitare le culture con l’annuncio del Vangelo, a potenziare i valori di cui esse sono portatrici e a liberarle dai germi patogeni che talora portano con sé. Inoltre, la catechesi deve educare i cristiani a dialogare con tutti gli uomini. I catechisti, oltre a narrare e spiegare il messaggio cristiano (traditio), devono preoccuparsi di fornire a ciascuno gli strumenti espressivi, perché possano riesprimere con la vita e la parola ciò che hanno ricevuto (redditio). Una comunicazione che si esaurisse nel solo processo di trasmissione produrrebbe cristiani “infanti”, che “non parlano”, “muti e invisibili”, e alla fine perderebbe ogni rilevanza nella vita delle persone. Il cristiano è un testimone che, per rendere ragione della sua fede, non può limitarsi a compiere le opere dell’amore, ma deve anche narrare ciò che Dio ha fatto e sta facendo nella sua vita, e così suscitare negli altri la speranza e il desiderio di Gesù.

(tratto da l’Osservatore Romano, 13 aprile 2010)

 

 

dal NUOVA SCINTILLA 11 del 18 marzo 2012