Testimonianza e martirio

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Centro Missionario diocesano. Incontro con padre Cervellera

Testimonianza e martirio

Su iniziativa del Centro Missionario Diocesano si è svolto, venerdì 2 marzo presso il teatro S. Martino a Sottomarina, il primo dei due eventi proposti per il periodo quaresimale. Introdotto da don Lino Mazzocco, padre Bernardo Cervellera, missionario del PIME e direttore dell’agenzia di stampa Asia News, è intervenuto sul tema “Testimonianza e martirio”. Profondo conoscitore in particolare della realtà asiatica, ha accompagnato i molti presenti in un efficacissimo sguardo sulla persecuzione e sulla testimonianza dei cristiani in Pakistan, in India e in Cina. È partito ricordando la figura di Shahbaz Bhatti ad un anno dal suo martirio per mano di estremisti islamici. Era un cattolico impegnato ai

massimi livelli politici per la difesa delle minoranze religiose, ed è proprio la sua lotta contro la “legge sulla blasfemia” che lo ha portato alla morte. Il relatore ha letto qualche passaggio del suo testamento morale da cui si evidenziava l’origine della sua azione: l’amore a Cristo. Spaziando sulla realtà dei cristiani in Pakistan, in India e in Cina, dove complessivamente la percentuale ha numeri molto piccoli, padre Cervellera si è chiesto: “Perché la persecuzione contro i cristiani?”. Perché, anche se numericamente poco significativo, il cristianesimo è rivoluzionario: in una società dove vigono fasce sociali emarginate e “intoccabili”, dove la donna non ha i diritti degli uomini e non ha il valore di un uomo (per denunciare un uomo sono necessari sei testimoni donne, per una donna basta un testimone uomo), il cristianesimo proclama e vive la pari dignità di tutti gli uomini. È un’attenzione all’uomo che viene tradotta in opere, soprattutto scuole e ospedali, usufruibili da tutti. E in quei posti questa è la cosa più rivoluzionaria. D’altra parte chi è stato toccato da Cristo ne coglie la grande “convenienza” e per lui è disposto a morire. Ha colpito e commosso a proposito dell’India la vicenda di un uomo fuori casta, un dalit (intoccabile) che, posto di fronte alla scelta, sotto minaccia di un coltello alla gola, di aver salva la vita in cambio della rinuncia a Cristo, ha preferito morire. Echeggiava la freschezza di quanto si legge nel martirologio dei primi secoli del Cristianesimo. Oppure colpiva la fedeltà al Papa di vescovi cinesi vecchissimi che, per non aderire alla “Chiesa patriottica”, erano ancora in carcere dove avevano passato due terzi della loro vita. L’incontro è stata una acuta e grata provocazione a chi era presente a paragonare con tali testimonianze la propria adesione a Cristo.

Prossimo appuntamento venerdì 23 marzo ore 21 nella basilica di San Giacomo in Chioggia per la Veglia di preghiera per i missionari martiri. (L. M.)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 10 dell’11 marzo 2012