Il dono della consacrazione

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In cattedrale oggi alle 17 col vescovo. I consacrati in diocesi

Il dono della consacrazione

Lo ha annunciato ufficialmente il vescovo: le religiose e i religiosi si troveranno in cattedrale a celebrare con i fedeli la Giornata della Vita Consacrata domenica 5 febbraio, in coincidenza con la Giornata della Vita e la Festa della Pace. Sarà un’opportunità ulteriore – per la comunità diocesana – di riflettere sul valore della consacrazione a Dio nel servizio alla Chiesa e al mondo. La solenne celebrazione annuale, presieduta dal vescovo, resta comunque un’occasione per evidenziare il profumo del dono che Dio fa attraverso la ‘vocazione’ e la bellezza di seguire il Signore sulla via del distacco, dell’obbedienza e della verginità. La testimonianza dei consacrati è essa stessa un dono, di cui la diocesi si sente onorata. Attualmente operano nel nostro territorio diocesano 96 religiose, dedite alla vita attiva, e 16 claustrali che si spendono nella clausura di Porto Viro. Inoltre 23 religiosi prestano servizio pastorale nelle parrocchie (Salesiani, Francescani, Canossiani, Filippini); 3 Padri dell’Istituto Cavanis operano nella Scuola Professionale di Chioggia, 2 Cappuccini prestano servizio nel Cimitero della Città, mentre i Filippini e i Salesiani assicurano anche l’assistenza religiosa rispettivamente all’Ospedale Civile di Chioggia e alla Casa di Cura di Porto Viro. Chioggia ospita pure un monaco di città. A questi si aggiungono una sessantina di consacrate e consacrati nella Comunità Missionaria di Villaregia, e una ventina di persone che vivono la consacrazione a Dio nel secolo (non hanno cioè vita in comune, né portano un abito particolare).

 

È un nutrito drappello che segue i consigli evangelici sulla scorta di Cristo e dei santi. Un drappello chiamato a dare testimonianza profetica nel tempo presente. Se la nostra società secolarizzata sembra incapace di ascoltare Dio, essi con la loro vita sono testimonianza vivente di ascolto e di vita spirituale. Se l’egoismo rende difficile una più equa ripartizione dei beni della terra, essi attraverso il distacco sono chiamati ad ascoltare e a evidenziare le necessità degli ultimi, a solidarizzare con loro. Se la fretta che caratterizza il mondo moderno rende difficile ascoltare le istanze che emergono dalla storia, essi proiettano sui panorami cangianti della società le attese di un mondo più giusto e pacificato. Al bisogno di relazioni autentiche, che gorgoglia nel cuore delle nostre comunità, essi con la loro vita, reciprocamente solidale, possono concorrere in modo originale a ispirare rapporti di vita fraterna. La congiuntura economica attuale e lo spirito evangelico domandano semplicità di vita: anche in questo i religiosi e le religiose possono ispirare distacco e sobrietà, o comunque il superamento degli accaparramenti iniqui.

La vita consacrata rimane per la Chiesa e nella Chiesa diocesana una forte spinta a vivere la centralità del Vangelo; in faccia alla società può rendere più credibile l’amore fraterno; per tutti costituisce una provocazione a pensare ai valori che stanno oltre l’orizzonte visibile. E se ogni persona anela alla verità, i religiosi sono già sulle tracce della Verità piena.   (mons. Giuliano Marangon)

 

 

da NUOVA SCINTILLA numero 5 del 5 febbraio 2012